In questo periodo l’Italia comunale vive un processo di urbanizzazione. Già si era parlato delle larghe autonomie contrastate dai poteri tradizionali come i vescovi, marchesi e conti. Adesso i primi erano occupati nelle vicende delle investiture;i secondi nelle vicende del regno di Italia e nei processi dei territorializzazione del potere nelle campagne e quindi tutto ciò lasciò largo spazio organizzativo alle forze cittadine.

Non c’è alcun documento incontrovertibile e chiaro che segni l’origine del comune;le fonti che abbiamo
iniziano a parlare di Comune, nei primi decenni del 1100, quando l’istituzione è da tempo eretta e funzionante(Genova, Pisa, Venezia operavano autonomamente da tempo).

Al termine Comune si può essere arrivati da organi come un comune colloquim civitatis,o da formule come communis utilitas;è comunque certo che il “genus comune” è venuto dopo che erano sorti. Nel momento in cui nasce una nuova forma di governo, l’unico criterio di riconoscimento è l’effettività del suo potere. Il potere nuovo, una volta effettivo, ha in sé la propria giustificazione.

Il comune poté legittimarsi da sé quando divenne città-stato;fase che ebbero tutti i comuni che volevano decidere della vita e della morte dei
propri cittadini, per i quali appunto furono la patria come già allora si disse.

Non tutti i comuni furono uguali per, perché si affermarono in situazioni diverse;si parla infatti di città-stato,comuni rurali, di castello urbana dominati. Proprio nei nostri comuni si iniziò a teorizzare la repubblica come forma di governo ben distinta da quella monarchia.

Richiedi gli appunti aggiornati
* Campi obbligatori

Lascia un commento