Il reddito di capitale è il reddito che deriva dall’impiego di un capitale. L’ipotesi tipica di reddito di capitale è quella degli interessi derivanti da contratti di mutuo, ossia il corrispettivo del trasferimento dei capitali a terzi, affinchĂ© ne dispongano liberamente, e li restituiscano al termine del rapporto negoziale. Dato che l’impiego di capitale può assumere svariate forme, il legislatore ha elencato tutti i proventi che vengono dal punto di vista fiscale ritenuti reddito di capitale. A tal proposito, possono essere individuate tre grandi aree in cui vengono suddivisi i proventi ritenuti dal legislatore redditi di capitale.

Una prima area è costituita dai proventi derivanti da cd. rapporti di finanziamento (contratti di mutuo), e quindi questa area è costituita dai corrispettivi negozialmente pattuiti per il temporaneo trasferimento a terzi della disponibilità di un capitale.

Una seconda area è costituita dai proventi derivanti da cd. rapporti di partecipazione ad iniziative economiche che fanno capo ad altri soggetti, e che sono caratterizzati dall’aleatorietĂ , in quanto sono condizionati dai risultati delle iniziative alle quali si partecipa (ad esempio gli utili derivanti dalla partecipazione in societĂ  ed enti soggetti ad IRES).

Infine, l’ultima area è costituita dai cd. differenziali positivi che possono realizzarsi tra le somme erogate e i proventi conseguiti al termine del rapporto negoziale. Non si tratta di una tipologia omogenea di proventi, in quanto i differenziali positivi possono realizzarsi sia nell’ambito delle operazioni di finanziamento e sia in quelle di partecipazione. Inoltre, in questo ambito si pone il problema di distinguere il reddito di capitale dalla plusvalenza, che è tassabile solo nei casi in cui rientri tre le ipotesi dei cd. redditi diversi.

Da un punto di vista concettuale la differenza è netta: infatti, si ha reddito di capitale quando i proventi costituiscono il frutto di una unitaria operazione economica; mentre si ha plusvalenza quando l’utile scaturisce da due distinte operazioni (di investimento e disinvestimento), come avviene nel caso di chi acquista quote di partecipazione sociali e successivamente le vende. In concreto, però sono diversi i dubbi che si sono sollevati.

Ciò ha determinato l’intervento del legislatore, che ha ridisegnato la materia, ricollegando la distinzione tra redditi di capitale e plusvalenze alla certezza o incertezza dell’evento dal quale dipendono i differenziali. In virtĂą di tale intervento, sono riconducibili alla categoria dei redditi di capitale i differenziali positivi non dipendenti da un evento incerto; mentre rientrano nell’area dei redditi diversi le plusvalenze derivanti dalla chiusura di rapporti produttivi di capitale attraverso cui si possono realizzare differenziali positivi e negativi in dipendenza di un evento incerto.

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