L’ormai più che secolare tragitto compiuto dalla criminologia verso l’appropriazione di nuovi territori conoscitivi sembra aver trovato il suo almeno provvisorio culmine nella scoperta della vittima.

Passo preparato e propiziato da:

  • spiragli teorici aperti dagli stessi orientamenti
  • rilievo attribuito all’idea di difesa sociale e di pericolosità
  • filone interazionista che ha affievolito la centralità dell’istanza punitiva
  • attenzione riservata alla criminologia critica
  • realisti che hanno attribuito particolare rilievo alle vittime → vittimologia come requisito essenziale per accedere alla realtà di quel crimine che trova nel reo-vittima la sua componente più caratteristica
  • rivelarsi del suolo strategico della vittima

→ Unità criminologia di reo e vittima. La protratta cecità è stata il pensare per autori

emblematica del ruolo limitato della vittima è ad esempio la causa di giustificazione della legittima difesa, art. 52 c.p.: la vittima aggredita è incatenata a limiti ben precisi, attualità del pericolo, ingiustizia dell’offesa, necessità di difesa, proporzione tra difesa e offesa. Altri esempi: violenza sulle cose art. 392 cp e violenza sulle persone art. 393 cp.

Paradossalmente la stessa idea di prevenzione divenuta dominante nel diritto penale contemporaneo ha dato un contributo all’esclusione della vittima. A contrastare una così forte corrente di marginalizzazione della vittima, sono state sempre più avvertibili le invocazioni della legge e dell’ordine. Il diritto ha contribuito a risvegliare la criminologia dai suoi sonni conoscitivi. Il manifestarsi di un interesse per la vittima ha annullato in breve tempo gli sforzi per un diritto penale equilibrato e limitato. Intere e vaste categorie di esseri umani a lungo trascurate nelle loro sofferenze e istanze hanno potuto nella veste di vittime acquistare qualche spazio nella considerazione criminologica, caratterizzati da particolari condizioni di vulnerabilità.

Categorie di soggetti svantaggiati sul piano sociale prima ancora che penale:

  • donne
  • bambini
  • anziani
  • minoranze etniche

Evoluzione che ha in gran parte colmato le lacune del passato e ha immesso stabilmente la vittima nel campo di studio della criminologia, area denominata appunto vittimologia. Indicativo però della labilità di confini di questo termine è il confronto con le nozioni rinvenibili nella scienza giuridica dotate di ben più spiccata articolazione e definizione:

  • soggetto passivo del reato: titolare del bene protetto dalla singola fattispecie incriminatrice di parte speciale
  • persona offesa: tendenziale coincidenza tra soggetto passivo e persona offesa ma quest’ultima assume portata più ampia
  • danneggiato dal reato: colui che ha subito il danno civile, sarà legittimato a costituirsi parte civile nel processo penale. Ipotesi di non coincidenza tra danneggiato del reato e soggetto passivo si ha nell’omicidio

Sull’ambiguità del rapporto tra reo e vittima si è giocato il Leitmotiv della vittimologia. La prima spinta nella vittimologia si ha con von Hentig (fine anni 40). Rifiuto della visione positivista del criminale come diverso, come soggetto isolato dall’insieme degli attori sociali partecipi al suo comportamento criminale. Von Hentig ha segnalato un ampio numero di casi e situazioni empiriche caratterizzate da una reale reciprocità nel rapporto tra reo e vittima. La vittima è stata dunque presentata come una figura che non di rado costituisce uno dei fattori causali del crimine.

Confusione di ruoli: un soggetto può diventare criminale o vittima a seconda delle circostanze. Le classificazioni appaiono ormai superate e ben più interessante risulta l’analisi scientifica dei processi di vittimizzazione (situazioni sociali che portano gli individui a divenire vittime del crimine). Rilevante il dato che segnala una certa comunanza di caratteristiche tra la popolazione dei criminali e quella delle vittime. Si stila un “criminale tipo” e una “vittima tipo”.

Tra i campi di studio vittimologico più frequentati si annoverano le seguenti aree:

  • meccanismi di vittimizzazione
  • rapporti tra vittima e reo
  • danni derivati dal reato e il loro risarcimento
  • prevenzione del crimine dal punto di vista della vittima
  • influsso della società sui processi di vittimizzazione
  • analisi di specifiche situazioni vittimologiche

particolarmente rilevante il settore delle indagini di vittimizzazione impiegate per ricostruire la realtà del crimine più fedelmente di quanto risulti rilevato dalle statistiche ufficiali e dalle ricerche di autoconfessione. Metodi che hanno esteso la loro portata per investire temi vittimologici quali la paura del crimine e i fattori influenti sulla disponibilità alla denuncia dei reati.

Nella classificazione delle ricerche sulla vittima ci si è richiamati alla distinzione tra “micro” e “macrovittimologia”.

  • microvittimologia: studi rivolti alla vittima individuale
  • macrovittimologia: ricerche concernenti il volume della vittimizzazione che identificano le caratteristiche socio-demografiche di questa.

Le indagini di vittimizzazione offrono dati aggregati che tendono ad annacquare o attenuare l’entità dell’effetto del crimine alla cui determinazione è tradizionalmente dedita la ricerca vittimologica. Un settore di ricerca che ha registrato uno sviluppo cospicuo è stato quello dedicato alla cosiddetta vittimizazione secondaria: complesso di effetti pregiudizievoli prodotti sulla vittima dallo stesso controllo sociale formale. In ambito penalistico molti dei problemi che la criminologia tende ad addensare attorno alla concreta figura umana della vittima, ricadono entro la più rarefatta visuale del bene giuridico della offensività e della dannosità sociale dei reati.

In generale, da una assenza nei reati di una vittima in senso criminologico, il penalista potrebbe essere indotto ad avvalersi di una tecnica legislativa maggiormente orientata di quella attuale a una personalizzazione dei beni o a smontare oggetti do tutela costituiti legislativamente in termini eccessivamente elefantiaci. A sua volta la criminologia potrebbe essere, ed è stata, indotta a interrogarsi sulla possibilità di dare ingresso per il tramite della sua nozione di vittima, anche a entità più collettive e impersonali, come la società, lo Stato.

Si è lamentata una certa piega regressiva presa dalla vittimologia: spostamento di attenzione verso i crimini tradizionali con una vittima diretta che ha indotto a trascurare fenomeni come la criminalità economica e organizzata, portatrici di una devastante carica distruttiva a carico della collettività e del sistema istituzionale. A essere coinvolta è stata poi la vasta area delle alternative alla sanzione penale.

 

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