Si ricorderà la definizione di criminologia assunta fin dall’inizio come ipotesi di lavoro utile per impostare una serie di considerazioni sulla sua diversità rispetto al diritto penale:

la criminologia è l’insieme organico delle conoscenze empiriche sul crimine, sull’autore dell’illecito, sulla condotta socialmente deviante e sul controllo di tale condotta.

Definizione però non del tutto completa laddove essa pone in secondo piano la vittima, una componente che assume sempre maggiore importanza nell’ambito dell’indagine empirica sul crimine. Come per la trascuranza nel dedicarsi alla vittima, il deficit poteva essere ricondotto al vizio storico della ricerca empirica in campo criminale di aspettare con troppa rassegnazione l’avanzare dell’apripista giuridico. La domanda riguardante l’essere della criminologia dovrebbe trovare qualche risposta interrogandosi anche sull’agire (o il non agire) di questa disciplina ossia sulle modalità di scelta del proprio oggetto di studio entro il gran mare dei fatti.

Altrettanto eloquente sarebbe il riscontro delle chiusure che lo studio criminologico ha manifestato non tanto trascurando ambiti di esperienza successivamente impostisi alla sua attenzione quanto piuttosto attraverso un’eccessiva convergenza di risorse scientifiche su singoli aspetti del fenomeno criminale a scapito di altri, in realtà meno indispensabili per la sua comprensione.

L’oggetto di studio della criminologia a dispetto della apparente condivisione col diritto penale della casa comune delle scienze criminali assume caratteristiche ben distinte. Se certamente l’affermazione secondo cui la criminologia è prima di tutto una scienza empirica e solo in via secondaria una scienza delle norme presenta un rilevante contenuto informativo, ancor più idonea a connotare la diversità rispetto al diritto penale è la sua qualificazione come scienza umana.

La criminologia studia il crimine come fatto umano. Essa si propone soprattutto una comprensione di tale fatto intendendo qui il complesso di attività di indagine dirette ad afferrarlo unitariamente nella sua dimensione umana. Caratteristiche di uno studio che voglia dirsi criminologico: innanzitutto il criminologo non potrà isolare la propria ricerca dagli apporti delle altre scienze umane. Nulla di ciò che è umano potrà essere per lui privo di interesse. Ricorrono in proposito varie terminologie con le quali ci si dispone di indicare le modalità di collaborazione tra diverse scienze:

  • giustapposizione → studiosi di discipline diverse si dedicano all’analisi di un medesimo problema con ipotesi di ciascuno formulate secondo il campo di appartenenza
  • coordinamento multidisciplinare → pianificazione comune tra i diversi studiosi dell’oggetto della ricerca. Il problema comune viene suddiviso in sottoparti assegnate agli studiosi delle diverse discipline al fine di essere sottoposte ai procedimenti elaborativi ed empirici propri di ciascuna disciplina anche se la valutazione finale e l’elaborazione conclusiva dei risultati viene condotta in comune.
  • Integrazione interdisciplinare → ricerca e elaborazione e verifica empirica condotte simultaneamente da tutti gli studiosi

Oltre a questa integrazione che potremmo dire esterna, lo studio del fenomeno criminale come fatto umano implicherà anche una integrazione interna alla stessa criminologia. Una certa selettività deve essere conferita anche alla criminologia oltre che alla scienza penalistica con la conseguente necessità di dotarsi di un corrispondente metro selettivo legato all’identità e agli scopi di questa ricerca.

 

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