L’ evoluzione storica dell’organizzazione sindacale
L’evoluzione sindacale nel secondo dopoguerra segue fasi significative per l’intero assetto delle nostre relazioni industriali:
1)Periodo ’48-58: per oltre un decennio le condizioni socio-politiche (tensioni sociali, politiche pubbliche di controllo e repressione sindacale) ed economiche (forte disoccupazione) contribuiscono a mantenere il sindacato in situazione di debolezza organizzativa e di divisione politica.
2) Anni della crescita: con il boom economico, la crescita comporta un rafforzamento della posizione dei lavoratori sul mercato del lavoro, in particolar modo nei settori dell’industria di massa; a ciò contribuisce il mutato quadro politico, l’atteggiamento dei pubblici poteri, più favorevole all’organizzazione sindacale, e la modernizzazione sociale. La CGIL, la CISL e la UIL si avvicinano; vi è più interesse ai temi dell’impresa e della contrattazione aziendale.
3) Decennio ’80: a causa di una diffusa crisi economica a livello internazionale, che determina fenomeni di ristrutturazione e innovazione produttiva, questa fase presenta tendenze contrastanti.
4) Decennio ’90: il decennio ’90 eredita
dal passato i fattori di crisi di rappresentatività del sindacato specie confederale, e questo rende più urgente la modifica delle regole del gioco prevedendo criteri di rappresentatività effettivi dell’organizzazione sindacale; il tutto è reso ancor più complesso dalla concorrenzialità tra sigle sindacali, sviluppatasi sia all’esterno delle grandi centrali confederali, sia all’interno delle stesse.
L’attuale struttura organizzativa del sindacato
L’attuale struttura organizzativa risulta basata su quattro livelli:
1) Alla base stanno le strutture presenti nei luoghi di lavoro (delegati nel settore privato, sezioni sindacali o simili nel settore pubblico).
2) Il secondo livello è quello provinciale o comprensoriale.
Qui sono presenti le strutture verticali, i sindacati provinciali delle varie categorie e le strutture orizzontali, variamente denominate: Camere del Lavoro per la CGIL, Camera sindacale per la UIL, Unioni sindacali per la CISL.
3) Il livello regionale, sia orizzontale, sia di categoria, di più recente costituzione, è provvisto di poteri crescenti anche in corrispondenza del decentramento amministrativo e regionale.
4) In ambito nazionale operano le strutture di vertice dell’intera organizzazione, le federazioni nazionali di categoria e la confederazione.
La distinzione tra struttura orizzontale e struttura verticale si basa su una fondamentale divisione di compiti nel sindacato: alle strutture orizzontali spetta di fissare gli indirizzi essenziali di politica sindacale, economica, contrattuale per tutta l’organizzazione, di cui rappresentano tendenzialmente l’istanza di direzione politica e di rappresentanza nei confronti dei poteri pubblici. Le strutture verticali sono competenti per la conduzione dell’attività contrattuale e delle iniziative di rilievo settoriale.
Per quanto riguarda la tipologia degli organi delle varie strutture, essa riproduce quella usuale delle associazioni.
Le principali fonti di finanziamento dei sindacati sono: la quota tessera, principale introito delle centrali confederali, i contributi associativi, e la quota di servizio.
L’elemento distintivo del sindacalismo italiano è la sua organizzazione su basi pluralistiche, vale a dire organizzazioni distinte a seconda di concezioni culturali, ideologiche e ascendenze politiche.
CGIL = componenti/ispirazioni legate ai partiti della sinistra italiana (socialista e comunista)
CISL = ispirazione cattolica e a lungo collaterale alla DC, anche lavoratori di aree diverse
UIL = componenti socialiste, repubblicane e socialdemocratiche
Il luglio 1972 vede la nascita della federazione CGIL-CISL-UIL attraverso un Patto federativo, momento culminante di avvio all’unità organica, da sempre un traguardo di difficile raggiungimento a causa delle divisioni sul ruolo del sindacato e sui rapporti con i partiti politici; nonostante questo, i contrasti degli anni ’80, culminanti nella rottura dell’84 fra CGIL, CISL e UIL sull’accordo antinflazione, hanno portato allo scioglimento della federazione.