E’ evidente che l’ inizio, la successione e la fine dell’ impresa siano di significato notevole sotto il profilo pratico, stante l’ applicabilità o meno di speciali discipline a seconda che un’ attività economica organizzata risulti o meno individuabile in concreto . In prima approssimazione, è allora facile concludere aversi impresa quando la sequenza di atti in cui si traduce la attività economica organizzata esprima consistenza tale da indicare che un ciclo produttivo si sia iniziato: quando cioè si sia davanti ad “atti dell’ organizzazione” e non anche “atti di organizzazione”, ascrivibili questi ultimi ad un momento ancora soltanto preparatorio.

L’ impresa avrà fine inoltre quando l’ ultimo atto dell’ organizzazione si sia verificato e quando la sequenza sia esaurita. Si tratta di elementi di fatto, ragionandosi in punto d’ effettività della sequenza che si intende localizzare nello spazio e nel tempo. Sotto un profilo logico poi, inizio e fine d’ impresa dovrebbero essere costruibili con gli stessi criteri. Le cose risultano tuttavia meno semplici.

Il cod non dispone uno statuto che debba applicarsi a chi goda dello status di imprenditore e dal giorno in cui tale status venga riconosciuto, anzitutto perchè non è dato ravvisare nel sistema vigente uno status d’ imprenditore. Si tratta di definizioni di comodo per indicare certe discipline applicabili quando sussistano fattispecie regolate avendo attenzione ad un contesto di attività esercitata in forma d’ impresa.

Anche il fenomeno della successione nell’ impresa è controverso. Di regola, si ritiene che debba parlarsi di successione nell’ azienda, non nell’ impresa; talora peraltro la figura della successione nell’ impresa è sembrata passibile di richiamo

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