Non ogni attività economica organizzata è impresa ai sensi del codice. Il fenomeno sul quale l’ attenzione è fermata si riconnette invero al modello stesso sul quale l’ intero discorso commercialistico ha avuto storicamente inizio, ovvero l’ attività di produzione per lo scambio o di scambio di beni o servizi, attuata con criteri di economicità. Parlando di produzione di beni e di servizi per lo scambio amplia la formula del codice, aggiungendo una finalizzazione dei risultati dell’ attività volta allo scambio che l’ art. 2082 ignora. Probabilmente il disegno politico che ha presieduto alla discussione del codice tendeva ad una configurazione dell’ impresa più ampia, attenta alla individuazione di una classe di produttori indipendentemente dalla destinazione del prodotto.

A) L’art. 2083 nell’ individuare i piccoli imprenditori indica, oltre i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti, generalmente “coloro che es un’ attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia”. Quando il prodotto è, nel suo nucleo essenziale, il risultato del comportamento del soggetto agente e dei suoi familiari, si ha del resto una prima configurazione del fenomeno. Quando invece l’ azione del soggetto agente, o dei suoi familiari, non si esaurisce, o non si traduce in via prevalente nella mera esecuzione del ciclo produttivo, ma si esprime in termini soprattutto organizzativi di quel ciclo, si ha una configurazione del fenomeno diversa: ed è quest’ ultima che si vuole come impresa. Si coglie (Ferri) che la distinzione impresa- piccola impresa ha fondamento qualitativo piuttosto che quantitativo. Il nocciolo sta nel livello del ruolo organizzativo del soggetto agente rispetto all’ attività condotta.

B) All’ impresa commerciale si contrappone altresì l’ impresa agricola. Art. 2135: “ è imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse”. Non è dunque che nell’ impresa agricola manchi il momento organizzativo, ma , stante all’ enunciato codicistico, quello creativo dell’ attività imprenditoriale, volendosi nella c.d. impresa agricola semplicemente organizzare la percezione dei frutti derivanti dal ciclo primario di produzione economica, appunto l’ agricoltura. La congerie di interessi che ormai ruota intorno all’ attività agricola nella dimensione articolata che ha acquisito negli anni ha ovviamente ampliato l’ intervento normativo al riguardo. La contrapposizione fra agricoltura e impresa commerciale si è tuttavia in larga misura conservata. Si ricordi l’ introduzione di una sezione speciale del registro delle imprese dedicato alle imprese agricole, sicchè a rigore le imprese soggette a registrazione non sono oggi più soltanto le imprese commerciali, ma anche le imprese agricole.

C) L’ impresa strumentale è una nuova figura, regolata dal d.lgs. 153/99, con la quale si vorrebbe identificare l’ attività organizzativa svolta, con criteri di economicità, dalle fondazioni bancarie direttamente o tramite società controllata. Si caratterizzano non solo per l’ assenza di motivazioni lucrative, ma anche perchè godono di investimenti sostanzialmente a tasso zero ed ancora di agevolazioni fiscali. Soggiacciono alle discipline dell’ impresa, ma si contrappongono al fenomeno commerciale per i vantaggi sia in punto finanziario che fiscale di cui fruiscono. Con la conseguenza che si è ritenuto di vederle destinate ad operare come cicli produttivi di beni o servizi di interesse generale ma per i quali vi è assenza o carenza di imprese commerciali sul mercato. Verrebbe così soddisfatta la finalità altruistica che presiede alle fondazioni: non si inquinerebbe il mercato con imprese aiutate.

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