La vittoria del cristianesimo fu un forte elemento di rottura con il passato;l’affermarsi infatti portò profondi cambiamenti. Le comunità cristiane divennero dei collegia licita:associazioni legalmente riconosciute vere e proprie persone giuridiche con un proprio patrimonio.

Addirittura l’impero cominciò ad essere pensato come strumento divino per la diffusione e il trionfo del Cristianesimo;nella Bibbia stessa , curata e redatta da S. Gerolamo alla fine del IV secolo, si afferma il concetto che il potere fosse sempre conferito da Dio o dai suoi delegati(Rex Dei gratia); lo stesso S. Paolo, l’apostolo dotto,ribadiva con forza tale concetto. E’ quindi comprensibile la facilità con cui Costantino diede libertà di culto ai suoi correligionari e come con l’editto di Nicea del 325 si fece tutore della chiesa. Rimane comunque la separazione istituzionale tra Impero e chiesa;i due poteri sono correlati che devono collaborare alla realizzazione del superiore disegno divino.

C’è da dire però che solo l’impero poteva garantire che le decisioni più importanti fossero espressione di un dibattito ampio;di qui quindi i concilii ecumenici,cioè universali. La svolta definitiva per l’affermazione del Cristianesimo si ebbe nel 379 quando Graziano condannò in occidente il culto pagano,e subito dopo nel 380 quando Teodosio I sancì il riconoscimento del cristianesimo come religione di Stato.

La nuova religione di Stato non esigeva comunque mutamenti politici e sociali tali da far tremare i ceti dirigenti tradizionali;i vescovi furono educati come l’elitè del passato e lo schiavismo e la soggezione della donna furono accertati come prodotto del peccato.

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