l’accumulazione del lavoro esegetico di diverse generazioni di commentatori contribuì ad eliminare le lacune del testo, a sciogliere le antinomie più evidenti, a precisare il significato delle disposizioni legali e a dotare di un senso quasi univoco altre che ne mancavano del tutto. Gli esegeti fecero ricorso ad una equilibrata miscela di tradizione giuridica. La loro fedeltà alle intenzioni politiche del codificatore fu inesistente. Oltre alle lacune da colmare vi era anche la necessità di correggere le norme troppo latitudinarie. Tuttavia pur nella povertà di strumenti intellettuali messi all’opera il prestigio dei commentatori sia in patria che all’estero fu altissimo. La codificazione non era necessariamente antagonista all’opera della dottrina giuridica. Il successo della scuola dell’esegesi è legato ai bisogni di una pratica alla quale era stato detto di affidarsi completamente ad un codice di leggi positive ma si ponevano problemi interpretativi e perciò non vi era altra alternativa che quella di affidarsi agli studiosi.

Funzioni e stile della giurisprudenza

Gli esegeti nella maggioranza erano professori e benché personalmente abbiano partecipato attivamente alla vita politica del loro tempo, continuavano ad impersonare la figura del pedante senza potere la quale è poco atta a suscitare atteggiamenti antagonistici da parte dei detentori del potere politico. La posizione dei giudici era nettamente più delicata. Fare spazio a un ruolo creativo da parte dei giudici significa assegnare alla giurisprudenza una funzione di protagonista nella soluzione di conflitti sociali. Tutto ciò era improponibile nell’atmosfera culturale della Francia del XIX secolo. La giurisprudenza francese adotta uno stile della motivazione giudiziale.

Nella sua struttura la sentenza francese comprende nella premessa l’indicazione della norma di legge applicabile, poi il fatto e la sintesi rappresentata dal dispositivo. Nella realtà non è così perché tutta la motivazione viene rinserrata nel giro di poche frasi o addirittura 1 frase. La norma è indicata ma non c’è spiegata l’interpretazione che si desume dal dispositivo. La struttura della sentenza rende la motivazione assai simile a una formula di codice solo più particolareggiata. In realtà questa apparente afasia contrastava e contrasta con il sistema di organizzazione della giustizia che prevede che la corte di cassazione scelga una interpretazione e ne imponga il rispetto, facendo così una opera di nomofilachia.

La scuola scientifica e l’affermarsi del formante giurisprudenziale

Negli ultimi anni del XIX e con intensità crescente nei primi due decenni del XX l’insufficienza del metodo esegetico divenne in Francia sempre più palese e meno sopportabile, alcuni giuristi se ne erano accorti e avevano iniziato a praticare metodi di studio ed esposizione del diritto che tenessero in più elevato conto la logica e la sistematica concettuale. Aubry e Rau avevano tradotto un manuale di diritto francese dal tedesco. La novità insita in una sistematica basata su idee generali non poteva fuggire ai lettori. La teoria del patrimonio fondata dai due autori fornì un primo esempio di una categoria puramente intellettuale creata per ordinare in modo logico una serie di problemi latenti nel codice.

Questa teoria diviene celebre oggetto di discussione. Si cominciò a scrivere opere intessute di problemi che rinnovarono l’interesse per gli aspetti di metodo, ossia quel tipo di operazioni concettuali che i giuristi pongono in essere per affrontare i problemi operativi. Geny fornì in 2 opere una visione consapevole ed informata delle possibilità ermeneutiche del giurista di fronte al testo ma il giurista deve rimanere interprete. Le critiche di Geny hanno seppellito il metodo esegetico. Geny aveva predicato le aperture dell’interprete ai risultati costruttivi derivanti dalla libera ricerca scientifica indicando come tale l’insieme dei criteri obiettivi che consentivano di attingere elementi della costruzione giuridica dalla natura delle cose. Il risvolto negativo della scuola d’esegesi era l’isolamento del giurista dalla cultura. La dottrina francese successiva ha elaborato una serie di teorie giuridiche settoriali. La tesi di Geny per la quale accanto al primato della legge si possono riconoscere altre fonti secondarie è quella cui ha arriso il maggior successo pratico.

1902 → si fonda la Revue trimestrelle de droit civil a cura di Esmein e Saleilles con il proposito di fornire uno studio sistematico e scientifico della casistica. Il riconoscimento della giurisprudenza come formante essenziale del sistema non indusse i giudici francesi a mutare lo stile lapidario delle loro motivazioni.

Richiedi gli appunti aggiornati
* Campi obbligatori

Lascia un commento