Il riconoscimento del carattere sovranazionale delle questioni poste dalle nuove tecnologie, l’emersione della libertà informatica e di un ampliamento, mutamento e rafforzamento dei diritti dell’uomo sono alla base dei tentativi di emanare un Internet Bills of Rights a livello sovranazionale: nel 2005, in occasione del World Summit on Information Society organizzato dall’ONU a Tunisi, il professor Rodotà rileva la necessità di una carta dei diritti digitali, al fine di proteggere le libertà e i diritti umani nella rete. La ratio si rinviene nella stessa rivoluzione informatica e nei profondi cambiamenti che hanno portato nell’esistenza dell’uomo e negli assetti del potere.

La dimensione globale dei diritti e del loro esercizio spezza i confini territoriali, indebolisce le sovranità statuali, ridistribuisce i poteri, ridisegna il rapporto tra pubblico e privato e sottrae l’effettiva tutela dei diritti ai tradizionali processi giudiziari: si assiste di conseguenza all’emersione dell’esigenza di nuove regole.

Se a livello sovranazionale non si è ancora giunti all’emanazione di un Internet Bill of Rights ci sono però movimenti in tal senso.

  1. È necessario richiamare il Marco Civil da Internet del Brasile, approvata a seguito di un’intensa consultazione pubblica, che nei suoi 32 articoli “stabilisce principi, garanzie, diritti e doveri per l’uso di internet in Brasile”:tale atto ha ispirato anche il nostro paese, seppur in Italia la scelta non è stata quella di approvare un atto di natura
  2. In Italia, il 28 Luglio 2014, la Camera dei Deputati ha nominato una commissione per i diritti e i doveri di internet, promossa e presieduta dalla presidente Laura Boldrini e coordinata da Stefano Rodotà col fine di elaborare una Dichiarazione dei diritti in Internet. La bozza di dichiarazione è stata varata dalla commissione l’8 Ottobre 2014 ed è stata sottoposta a consultazione pubblica, a seguito della quale è stato formulato il testo definitivo, approvato dalla commissione e pubblicato il 28 Luglio 2015. La dichiarazione è stata presentata all’Internet Governance Forum 2015 in Brasile, in coerenza con la mozione “Quintarelli e altri” e la mozione “Caparini e altri”, approvate dalla Camera dei Deputati e volte ad impegnare il governo ad attivare ogni iniziativa utile per la promozione e l’adozione dei principi della Dichiarazione a livello nazionale, europeo e internazionale.

La Dichiarazione, priva di forza giuridica vincolante, svolge, quale fonte istituzionale, una funzione di moral suasion anche grazie alle richiamate mozioni che la rendono un documento di indirizzo per il Governo, dotato di un esplicito valore cultuale e politico e corredato della necessaria flessibilità per adeguarsi all’evoluzione costante della realtà digitale: il documento indica principi e direzioni per possibili sviluppi normativi nei diversi livelli nazionale ed internazionale.

Nella dichiarazione sono trattati i diritti fondamentali della rete che possono essere

distinti in tre macro-aree: 

  • In primo luogo sono definiti i diritti legati alla possibilità stessa di fruire liberamente della rete: tra questi si possono far rientrare il diritto di accesso a Internet e il diritto alla conoscenza e all’educazione in rete. Nella stessa macro-area si possono collocare il diritto alla neutralità della rete e il governo della rete stessa.
  • In secondo luogo sono definiti e regolati i principi afferenti all’identità e alla tutela della persona: vi rientrano il diritto all’identità, la protezione dell’anonimato e i diritti più specificatamente legati alla privacy.
  • Infine la Dichiarazione prevede una serie di diritti relativi alla sicurezza e alla garanzia del soggetto, quali il diritto all’inviolabilità dei sistemi, dei dispositivi e domicili informativi, i trattamenti automatizzati, i diritti e le garanzie delle persone sulle piattaforme e la sicurezza in rete.