“Studi politici” nasceva sulla scia di “Rivoluzione Liberale” nel ’23 ed era formata da un gruppo di firme illustri. Nel primo numero:”Per intendersi” partiva dalla constatazione di una crisi non sporadica che aveva radici nel processo di formazione dello stato nazionale e del carattere degli italiani devoti solo alle proprie particolarità. Per risolvere la crisi bisognava far formare negli italiani una nuova coscienza civile perchè lo stato divenga una democrazia di produttori. Ascarelli era tra i più radicali: in un suo articolo verso Rattazzi gli rimproverò di aver concepito la politica come amministrazione e in questo modo di intendere la politica avesse svolto la sua funzione storica in un momento difficile. Il primo scritto politico di Ascarelli fu “I competenti” con cui si rivolgeva vs il tentativo fascista di instaurare un governo dei competenti in cui c’era l’aspirazione a rinunciare al proprio giudizio politico e quindi alla propria libertà. Rivendicare ogni libertà:questo doveva esser per lui l’obiettivo della borghesia capitalistica e del socialismo. Egli criticava il socialismo di quel momento sostenendo che si stava sciogliendo nel complesso degli interessi particolari e individuali, auspicando a un ritorno al marxismo, accettando la rivoluzione bolscevica e dell’economia russa, definendola rivoluzione classicamente liberale. La rivista chiuse dopo un anno. Poi partecipò a “Quarto Stato” una rivista milanese fondata da Nenni (1926): questa rivista vedeva un’adesione reale al socialismo di vecchio stampo, il quale per loro doveva formare la nuova democrazia italiana. Ma per rinnovare il paese il socialismo dovrà auto-rinnovarsi: lo potrà fare esprimendo un’etica nuova proponendo un nuovo ideale di uomo.

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