Lo scopo che lui si prefiggeva nel problema dell’interpretazione era quello di spiegare dalla sua visione storico-descrittiva come agivano o avevano sempre agito gli interpreti, anche senza saperlo o credendo di fare cose diverse da quelle che poi facevano. Le sue riflessioni si possono raggruppare attorno al tema della natura dell’interpretazione ( che è non dichiarativa ma creativa e chiama questa creazione valutazione con cui Ascarelli intende l’enunciazione di una soluzione ricavata da una preferenza che rivela un orientamento personale; Ascarelli da particolare importanza a uno degli aspetti per lui caratteristici della tecnica interpretativa ossia la ricostruzione tipologica della realtà sociale. Infatti egli sostiene che il giurista si serve di concetti attinenti all’ordinamento tipologico della realtà sociale come dolo, errore ecc. (questi hanno significato variabile nel senso che si riempiono di contenuti con il variare della società e l’interprete dovrà scoprire di volta in volta qual è il significato confrontandosi con la realtà) e concetti che esprimono una disciplina normativa come nullità, decadenza ecc (hanno significato fisso). Un sistema giuridico si può allora definire dall’insieme delle norme date e dall’insieme delle interpretazioni che di volta in volta rendono possibile l’applicazione e quindi l’efficacia delle norme date

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