Richard Cloward e Lloyd Ohlin → elaborano la teoria detta delle opportunità differenziali, caratterizzata dal combinarsi della visione mertoniana con la tradizione della scuola di Chicago basata sul ruolo della trasmissione culturale e attenta al problema dell’accesso differenziato anche su base territoriale a mezzi legittimi. Si tratta peraltro di un modello esplicativo in cui resta prevalente al pari che in Merton e a differenza che nelle teorie sottoculturali il rilievo attribuito agli aspetti strutturali della società.
Il punto di partenza anomico si identifica nella presa d’atto di una pressione alla devianza esercitato dalla struttura sociale sugli strati inferiori segnati da una ridotta disponibilità di opportunità legittime per l’accesso alle mete di status e successo economico in un contesto nel quale tali mete sono presentate come virtualmente accessibili a tutti. La disparità tra ciò cui i giovani delle classi inferiori sono spinti ad aspirare e i mezzi a loro disposizione genera un grave problema di adattamento con conseguente tensione e intensa frustrazione → scontento da posizione sociale.
Questo li condurrebbe alla ricerca di alternative non conformi. I due studiosi sono comunque consapevoli che non sempre gli individui sono liberi di accedere a ruoli criminali per i quali sono richieste competenze e contatti qualificati. Uno dei limiti più rilevanti della teoria di Merton era quello di aver trascurato l’individuazione dei fattori causali influenti sulla scelta delle diverse forme di adattamento alla situazione anomica. Cloward e Ohlin si dedicano invece proprio all’approfondimento delle differenze socio-strutturali da cui derivano sia le varie modalità di adattamento alla situazione anomica da parte degli individui socializzati, sia la relativa risposta delinquenziale.
Si identifica nella diversa distribuzione all’interno della struttura sociale dei mezzi illegittimi il fattore alla base della selezione dell’una o dell’altra modalità di adattamento e anche del tipo di devianza scelta per reagire alla tensione. I problemi di frustrazione possono essere affrontati con soluzioni
- individuali: quando il fallimento è stato imputato a cause personali
- collettive: quando le cause siano localizzate in condizioni sociali → la soluzione potrà assumere forma di una sottocultura delinquenziale
Si identificano:
- aree di sottocultura criminale, abitate da classe inferiore e caratterizzate da un’integrazione sia dei sistemi di valori convenzionali con quelli criminali sia delle diverse fasce di età.
- aree di sottocultura conflittuale, disorganizzate, con un’elevata mobilità residenziale che rende impossibile lo stabilizzarsi di una vita comunitaria e con un ridotto controllo sociale. In queste aree mancano le opportunità criminali. In tali quartieri si sviluppa un tipo di delinquenza particolarmente violenta con cui i giovani esprimono tutto il loro scontento per non essere riusciti a trovare una posizione rispettabile né nella società convenzionale né in altre realtà criminali.
- aree di sottocultura astensionista, come risultato di un duplice fallimento, impossibilità sia di accedere a mezzi legittimi che criminali. Caratteristica di queste aree è la diffusione dell’alcoolismo o della tossicodipendenza.
Come si vede si accentua la struttura sociale caratterizzata da una distribuzione differenziale delle opportunità. Cloward e Ohlin cercano di avvalersi della teoria per l’anticipazione dei successivi sviluppi della criminalità americana. Secondo le previsioni la tendenza sarebbe stata un ulteriore aumento della criminalità aggressiva e violenta.
Albert Cohen → Gli orientamenti sottoculturali intendono colmare le lacune riscontrate nella prospettiva anomica, tra esse l’isolamento di questa dalla cosiddetta teoria dei gruppi di riferimento e dei ruoli: interessata alle diverse tipologie sociali che gli individui si prospettano di incarnare e alle modalità di allocazione e assunzione dei ruoli sociali. Le persone attraversano una fase di prove, di adattamenti sottoculturali. Secondo Cohen i problemi nascono e possono trovare soluzione attraverso un mutamento di due variabili o classi di eventi determinati:
- la situazione: mondo in cui viviamo e dove siamo collocati.
- il quadro di riferimento.: prospettiva individuale all’interno della quale la realtà viene inquadrata
una soluzione efficace per forza di cose deve comportare qualche variazione nel quadro stesso di riferimento.
Per Cohen la spiegazione del crimine tende a spostarsi dall’alveo delle teorie strutturali a quelle propriamente culturali. Il concetto di cultura si riferisce a cognizioni, credenze, valori.. Ogni società si differenzia nel proprio interno in parecchi sottogruppi, chiamati sottoculture. Il problema di cui si occupa Cohen riguarda l’origine di questi modelli culturali. Ancor più evidenti sono poi i legami con le prospettive centrate sul conflitto culturale, trattando delle teorie sottoculturali.
Il concetto di sottocultura si riferisce soprattutto alla differena tra le norme e i valori seguiti dai gruppi dominanti della società e quelli propri di gruppi subordinati. Secondo una articolata definizione esso designerebbe in particolare modelli di norme, credenze, atteggiamenti, valori e altri elementi culturali condivisi all’interno di gruppi particolari o segmenti della società ma che normalmente non caratterizzano la società nel suo complesso.
Esistono peraltro accezioni più ristrette del termine che tendono a rimarcare non solo la differenza ma soprattutto la contrapposizione consapevole alla cultura dominante o comunque a designare sistemi culturali di gruppi sociali che presentano contenuti fortemente differenziati rispetto a quelli della cultura globale. Si è parlato più propriamente di controcultura, ossia di una tipologia più ristretta di sottocultura, costituita da norme in totale opposizione con i valori della cultura dominante. Una sottocultura può venire costruita (es. banda giovanile).
Cohen ha studiato in particolare le bande giovanili dei quartieri poveri delle città americane e la relativa sottocultura delinquente. La società americana viene vista come caratterizzata dal predominio dei valori della classe media: ambizione, respondabilità individuale, razionalità, autocontrollo. Diverse per Cohen le caratteristiche della classe lavoratrice: dipendenza dai gruppi primari, spontaneità, irreprimibilità emotiva, aggressività. Con l’entrata dell’adolescente nella scuola i valori dei due mondi entrano in contatto, in opposizione. Al cospetto di una situazione in cui si trova valutato secondo il metro della classe media, l’adolescente di famiglia operaia reagisce allora con tre possibili tipi di adattamento, che sono altrettanti tentativi di cambiamento del sistema culturale di riferimento.
Si ha:
- la college → il giovane tenta di adeguarsi ai modelli della classe media a dispetto delle avversità
- la corner boy response (risposta del ragazzo di strada) → accettazione dei limiti della propria condizione, dal tentativo di coglierne il meglio
- delinquent response → attrazione per la controcultura delinquenziale, che offre criteri alternativi di status cui possono adeguarsi
Per la genesi della sottocultura si richiede anche un processo interattivo tra i giovani che condividono il medesimo disagio. L’aggregarsi dei giovani in una medesima sottocultura è una soluzione di gruppo che presuppone un processo di esplorazione reciproca e di elaborazione combinata di una soluzione nuova. I valori convenzionali non vengono comunque annullati nella psiche del giovane: si mettono in atto una serie di espedienti che consentono di controllare l’angoscia che deriva dalla loro perdurante pressione. Tipica è la cosiddetta formazione reattiva: il giovane rifiuta il sistema dominante di valori e lo rovescia, esaltando il suo contrario.
Il sistema di valori sottoculturali attribuisce del resto un riconoscimento a comportamenti che tendono a presentare in particolare i seguenti sei caratteri, antitetici rispetto a quelli oggetto di appezzamento da parte della classe media:
- non utilitaristico
- maligno
- negativistico
- versatile
- immediatamente edonistico
- autonomo
le teorie sottoculturali hanno esercitato un’influenza persistente sulla storia del pensiero criminologico, trovando nuova vitalità e sviluppo. Più incisive e durature appaiono le obiezioni che hanno toccato le componenti classiste della prospettiva sottoculturale. È parso così che la frattura tra gli standard della classe media e quelli della classe lavoratrice fosse minore di quanto messo in luce dalla teoria di Cohen e che il rapporto tra i due mondi culturali si caratterizzasse per una marcata ambivalenza.
Significative sono state le riflessioni volte all’individuazione e caratterizzazione di forme di delinquenza diverse da quella esaminata da Cohen che si sono interrogate sulla possibile esistenza di sottoculture criminali all’interno della classe media. In effetti la visione di Cohen sembrava tagliata su misura per i comportamenti delinquenziali dei giovani maschi abitanti in aree urbane e di classe inferiore. Peraltro allo stesso Cohen si deve una ricerca che ha allargato la tipologia delle sottoculture. Si sono evidenziate:
- sottocultura conflittuale
- sottocultura dei tossicodipendenti
- sottocultura del furto semiprofessionale
- sottocultura delinquenziale della classe media