Rapporto legge-fonte subordinata: i diversi modelli di integrazione (4 livelli)

Si distinguono 4 modelli di integrazione:

La legge affida alla fonte secondaria la determinazione delle condotte concretamente punibili, norme penali in bianco (art 650 c.p. “è punito colui che non osserva un provvedimento emanato dall’Autorità amministrativa”; qui la determinazione del fatto costituente reato, rimane affidata all’ Autorità amministrativa. La sent 168/1971 ha dichiarato legittimo l’art 650 perché, la materialità della contravvenzione è descritta tassativamente in tutti i suoi elementi costitutivi).

Parte della dottrina ritiene che la tecnica della norma penale in bianco contrasti con il principio di riserva di legge solo quando il precetto penale generico, fa rinvio a fonti secondarie di carattere normativo astratto e generale, mentre sarebbe compatibile il diverso fenomeno del rinvio del precetto penale a singoli e concreti provvedimenti dell’autorità amministrativa come nel caso dell’art 650 c.p. .

La fonte secondaria disciplina uno o più elementi che concorrono alla descrizione dell’illecito penale (art. 659 c.p. riguardante la contravvenzione commessa esercitando un mestiere rumoroso contro le prescrizioni dell’autorità locale. In questo caso le prescrizioni contribuiscono a delineare le modalità del fatto vietato, incidendo sul suo disvalore penale, ed infatti è dubbia la sua liceità).

La fonte secondaria assolve la funzione di specificare, in via tecnica, elementi di fattispecie legislativamente predeterminati nel nucleo significativo essenziale. Questa tecnica è sicuramente lecita ed anche necessaria nei settori caratterizzati da complessità tecnica e bisognosi di continuo aggiornamento. (es. specificazione mediante decreto del Ministro della Sanità degli additivi chimici non autorizzati; ciò non incide sulla completezza del precetto penale già integralmente costituito dal divieto di far uso di additivi chimici).

La legge consente alla fonte secondaria di scegliere i comportamenti punibili tra quelli da quest’ultima disciplinati. Questa tecnica è illegittima, perché il legislatore si spoglierebbe della funzione di cui è investito in forza del principio della riserva di legge, per delegarlo integralmente al potere regolamentare.

La Corte Costituzionale ha mostrato + volte la preoccupazione di salvare la legittimità dei precetti penali integrati da atti amministrativi.

In un primo momento la Corte ha fatto propria l’impostazione teorica che degrada l’atto amministrativo a mero presupposto di fatto del precetto penale.

Successivamente ha fatto ricorso al criterio della sufficiente specificazione del precetto penale (es. art 650)

Più di recente con la sent 289/90 la Corte ha interpretato la riserva di legge in maniera più rigorosa e da tale sentenza emergono 3 indicazioni fondamentali:

È compatibile con il principio di riserva di legge l’integrazione del precetto penale rispetto ad elementi suscettivi di specificazione tecnica (es. elenco sostanze stupefacenti a cura del Ministro della Sanità)

È compatibile col principio di riserva di legge l’ipotesi in cui il precetto penale assume funzione sanzionatoria rispetto a provvedimenti amministrativi, quando sia la legge a indicarne i presupposti, carattere, contenuto e limiti.

È in contrasto col principio di riserva di legge la tecnica del rinvio a fonte secondaria per la determinazione di elementi essenziali dell’illecito.

 

Rapporto legge-consuetudine

La consuetudine è la ripetizione generale, uniforme e costante di un comportamento, accompagnata dalla convinzione dell’obbligatorietà dello stesso. Nel diritto penale, la consuetudine non è atta a svolgere funzione incriminatrice o aggravatrice del trattamento punitivo, e lo stesso vale per la funzione abrogatrice (desuetudine).

Parte della dottrina però , ammette una funzione integratrice della consuetudine come ad es. quando si afferma che l’obbligo di impedire l’evento ex art. 40 cpv c.p. può anche scaturire da una fonte consuetudinaria. Al concetto di consuetudine integratrice si fa spesso ricorso x alludere ai casi il ci il giudizio penale presuppone il rinvio a criteri sociali di valutazione come in materia di osceno. (però, se dubbi di costituzionalità sorgono con riferimento all’apporto integrativo di un regolamento, a maggior ragione sussiste un contrasto tra il principio di riserva di legge e la consuetudine integratrice).

È sicuramente ammessa, la consuetudine scriminante, infatti le norme che configurano cause di giustificazione non hanno carattere specificatamente penale, per cui le situazioni scriminanti non sono necessariamente subordinate al principio di riserva di legge. (ad es. è ammissibile che l’esercizio di un diritto, quale causa di giustificazione, abbia la sua fonte in una norma consuetudinaria).

 

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