Analisi di una sentenza 1: sentenza del tribunale CE relativa ad un marchio che un imprenditore tedesco voleva registrare per tutelare un liquore. Va all’UAMI e richiede la registrazione. Secondo lui il marchio da registrare era un “Alfa” dell’alfabeto greco. L’UAMI non accetta la registrazione, sostenendo che non vi fosse capacità distintiva. L’imprenditore ricorre in appello presso la commissione che ancora una volta gli rifiuta la registrazione. L’imprenditore ricorre al tribunale CE il quale pronuncia una sentenza: la difesa dell’imprenditore sostiene la possibilità di registrare una lettera di conseguenza la tutela va concessa. La decisione del tribunale è una decisione parziale di accoglimento delle richieste dell’imprenditore dicendo che è improprio definire totalmente descrittiva la lettera “alfa” dell’alfabeto greco. Il tribunale praticamente si rimette ad una valutazione empirica: dimostrare che in Grecia la lettera “alfa” mostrata a campione richiama ad un prodotto piuttosto che ad una qualità od altro.

Analisi di una sentenza 2: nomi a dominio. Di nomi a dominio parla per accenni il Codice della Proprietà Industriale. Nei lavori preparatori era prevista una parte da destinare ai nomi a dominio. Poi non è stata inserita una disciplina in materia. Si considera che i nomi a dominio sono dei segni distintivi. All’art. 12 li troviamo citato in riferimento al requisito della novità sostanziale. Anche il nome a dominio è un segno distintivo tutelato in quanto già utilizzato. Ma come si usa un nome a dominio? Occorre acquisirlo. C’è un’organizzazione internazionale preposta, l’ICAN: International corporation for assigned names. È successo che spesso molti hanno registrato con l’intento di sfruttare economicamente la cosa, moltissimi nomi a dominio famosi, rivendendoli poi a caro prezzo ai titolari, oppure per sfruttarli personalmente. In assenza di strumenti specifici, potrebbe essere chiesta una inibitoria per concorrenza sleale. In effetti così succede spesso.

La sentenza in analisi tratta una sorta di sfruttamento abusivo di nomi a dominio. Sentenza del Tribunale di Torino. Periodo della grande fusione tra banche. C’era stata la fusione tra Banca Intesa e San Polo IMI. La “Capiro s.a.s.” subito dopo la fusione è andata a registrare un po’ di siti sia come siti che come marchio. Ha poi agganciato i link dei siti a servizi finanziari. La San Paolo poi andando a registrare i siti e i marchi si accorge della cosa. Fa causa per: registrazione in malafede, agganciamento parassitario (servizio finanziario). La pronuncia del Tribunale inibisce l’uso dei nomi a dominio registrati e dei marchi e li riassegna all’effettivo titolare avente diritto (San Paolo/Banca Intesa).

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