Ogni autore di letteratura di diritto per scrivere le proprie opere si rifà ai modelli anteriori, tranne in alcuni casi. Dal momento della chiusira del registro dei writs e per almeno 2 secoli la letteratura giuridica inglese fu tipicamente professionale. I forensi si rivolgevano alla ricerca ai reports in cui erano annotati i dicta dei giudici e le spiegazioni circa la procedura seguita per ciascuna form of action. Fu l’introduzione della stampa a incentivare una editoria giuridica che si preoccupò di informare i lettori sui casi discussi nelle corti di common law e di insegnare i principi e le regole di common law tramite l’esposizione dei casi. Si stamparono raccolte di giurisprudenza e a partire dal XVI secolo apparvero i reports nominativi quali quelli di Plowden e Coke. L’avvento della stampa stimolò anche libri scritti dal singolo giurista per i giuristi. La rottura con il paradigma precedente si coglie nell’inserimento di idee, visioni e argomenti tratti dall’esterno della cultura giuridica professionale. Con Blackstone la rottura è completa. La sua opera Commentaries of the Laws of England fu scritta dopo che l’autore aveva maturato notevole esperienza didattica. Si dedica allo scopo di dimostrare come la struttura fondamentale del common law corrisponde a uno schema razionale ordinabile in forma logica e coerente. Assume come base le opere di Grozio e Pufendorf. Blackstone parte sempre dal dato sostanziale ossia dall’attribuzione dei diritti e dei doveri soggettivi e fa precedere i suoi commentaries da un capitolo introduttivo dedicato al diritto in generale e al diritto inglese in particolare. Emergono 2 caratteristiche:

il capitolo sulla legge in generale è in forma treoretica e rende manifesta la rottura con il paradigma tradizionale

il capitolo seguente sul diritto inglese è svolto invece in forma rigidamente storica, aderendo quindi al modello preesistente

Da un lato la presentazione in forma culturalmente accettabile del common law lusingò anche i pratici, dall’altro genera per reazione un altro filone letterario del tutto nuovo. Bentham e Austin criticano l’opera. Nel XX secolo la letteratura inglese, pur non essendo quantitativamente fiorente è divenuta trattatistica e destinata ai forensi. Alcuni trattati come quelli nella collana the common law library sono strumenti indispensabili al primo approccio al diritto inglese. L’elaborazione del diritto è materia riservata alla letteratura accademica e alla stessa giurisprudenza: spetta ai giudici rifornire il sistemi dei concetti necessari. Nel sistema inglese la sentenza è l’opinione personale del giudice, normalmente molti giudici si limitano a segnalare di essere d’accordo con l’opinione di uno di loro. Ben conosciuta è però l’opinione dissenziente in cui il giudice rimasto in minoranza motiva le ragioni del suo disaccordo, ma questo non è frequente. Altra caratteristica della giurisprudenza inglese è che il giudice deve motivare secondo uno standard di ragionamento molto elevato. Nelle sentenze inglesi grande attenzione è dedicata alla ricostruzione dei fatti e vi sono 2 motivi:

tendenza a esame analitico del caso

vincolo del principio per cui le loro sentenze devono essere convincenti

Si fa poi distinzione tra sentenze su regole e principi di common law e sentenze meramente interpretative.

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