La formazione al lavoro va intesa non semplicemente come addestramento all’impiego di tecniche e strumenti, ma come apprendimento di professionalità operativa e come acquisizione di principi orientativi di condotta che stimolino al rispetto di sé e degli altri. A sua volta l’organizzazione del lavoro postula un nuovo modo di concepire il rapporto tra uomo e azienda: perciò nasce la responsabilità sociale d’impresa come necessità di ascoltare i bisogni e le aspettative di chi opera nell’azienda, insieme a quelli di chi si rivolge ad essa, per vagliarli e agire di conseguenza. Le aziende devono dare a coloro che entrano a far parte del mercato del lavoro un ambiente lavorativo che dia più soddisfazione e non semplicemente un’occupazione; inoltre l’azienda non può porsi in una posizione di autosufficienza e di indifferenza rispetto al contesto ambientale e a chi opera in essa e con essa: l’azienda è chiamata prestare attenzione alla società e ciò si riflette sui processi di formazione delle professionalità che dovranno animare l’azienda stessa. Secondop. Ricoeur “scopo dell’impresa non è semplicemente la produzione del profitto, bensì l’esistenza stessa dell’impresa come comunità di uomini che perseguono il soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni e costituiscono un gruppo al servizio dell’intera società. Il profitto è un regolatore della vita dell’azienda, ma non è l’unico: adesso va aggiunta la considerazione di altri fattori umani e morali che sono ugualmente essenziale per la vita dell’impresa”.

Il divenire umano tra dimensione relazionale e dimensione lavorativa

Il divenire umano è caratterizzato dalla dimensione relazionale, poiché l’uomo non può vivere senza interagire in maniera costante profonda con il mondo circostante con le altre persone; e da una dimensione lavorativa, per cui il lavoro serve all’uomo non soltanto per sopravvivere o per vivere nell’agiatezza, ma con tempera i bisogni, le aspirazioni e le esigenze tra la consapevolezza di sé e il progetto di sé (cioè ciò che l’uomo è e ciò che aspira a diventare). Tant’è vero che un negativo o problematico andamento del lavoro ha dirette ripercussioni sui piani dell’equilibrio personale, per questo alla formazione al lavoro spetta di favorire la composizione armonica tra desiderio di realizzazione personale e prestazioni professionali.

Il lavoro e il contesto relazionale del lavoratore

Il livello di soddisfazione personale ricavato dallo svolgimento di un’occupazione ha un’incidenza positiva sulla stessa struttura aziendale. Da qualche anno studiosi e osservatori hanno cominciato ad esaminare il lavoro prendendo in considerazione anche il contesto relazionale primario a cui appartiene il lavoratore,ossia la famiglia, tanto che anche l’Istat ha ampliato il patrimonio informativo disponibile per lo studio dei rapporti che intercorrono tra famiglie e mercato del lavoro, con particolare riferimento ai legami tra condizione lavorativa, struttura familiare e territorio. Questo orientamento spinge ad auspicare che anche i vari contesti organizzativi del lavoro si ispirino a scelte atte ad esaltare l’uomo e il suo progetto esistenziale.

Per una nuova organizzazione del lavoro

La nuova organizzazione del lavoro tende a privilegiare le conoscenze, la capacità di iniziativa e diventa sempre più “invasiva” della sfera privata e familiare. In questo modo ci si trova dinanzi ad una diversa impostazione dei ritmi e dei tempi lavorativi, che confliggono in maniera forte con i ritmi ed i tempi di vita familiare. Dunque ancora una volta è indispensabile affermare la necessità di una concezione antropologica che limiti il lavoro al suo giusto valore, evitando che esso assuma ritmi e modalità di svolgimento inclini a negare l’uomo e la famiglia.

Aspetti problematici del mondo del lavoro

Oggigiorno prevale ancora l’idea del lavoro come elemento di sussistenza materiale e non di realizzazione umana; inoltre la alle impostazione dell’economia e dell’organizzazione del lavoro fanno sì che la famiglia debba adeguarsi alle esigenze del lavoro (cioè che la famiglia sia subalterna all’economia) e non viceversa. Si tenta di problematiche di quella della flessibilità e del telelavoro, che hanno prodotto una profonda cesura tempi di lavoro e tempi di vita familiare, rendendo difficile la conciliazione tra i due ambiti di esperienza. Questa difficoltà riguarda non soltanto il livello di base della popolazione ma anche quelli della dirigenza e della managerialità.

Donna e mondo del lavoro

Il ruolo della donna nel mondo produttivo ne comporta spesso un allontanamento dalla vita familiare, anche se continuano a rimanere su di essa le maggiori responsabilità riguardanti l’andamento della vita domestica. Si parla, questo riguardo, di doppia presenza della donna, che dovrebbe portare ad una rivalutazione dell’impegno domestico della donna da parte dei pubblici poteri, nonché di una formulazione adeguata delle politiche familiari pesa a far sì che le varie provvidenze siano funzionali tanto alla tutela del nucleo domestico come luogo primario dell’educazione quanto l’esaltazione della libertà di scelta della donna riguardo la sua posizione lavorativa.

Richiedi gli appunti aggiornati
* Campi obbligatori

Lascia un commento