Va detto che la separazione tra persona e individuo è tipica della mentalità moderna, precisamente di due correnti: lo scientismo e l’individualismo. In realtà c’è anche chi ha affermato (Possenti) che il concetto di persona implica una visione integrale dell’uomo e per tanto ha riconosciuto piena identità fra individuo e persona.

I sostenitori dell’identità strutturale fra individuo umano e persona fondano il loro dire mostrando la contraddittorietà delle affermazioni di coloro che separano i due concetti.

Va ricordato Agazzi che reputata inaccettabile la tesi secondo la quale persona è l’individuo pienamente autocosciente! Per tale autore la coscienza è una caratteristica dell’uomo e la privazione di questa renderebbe un individuo un non-uomo, e non semplicemente una non-persona.

Invece Botturi critica la tesi di chi ritiene che il valore persona si identifichi nelle manifestazioni di alcune funzioni della coscienza, in quanto la persona è, e non è cio che fa!

Nello stesso senso la critica di Freni che afferma che se si riduce l’uomo ad un insieme delle sue capacità e funzioni si avrebbe una discriminazione tra gli esseri umani sulla base arbitraria delle loro capacità. E ancore che non si possono distinguere legittimamente le persone in base ad un maggior o minor grado di dignità, poiché verrebbe confutato il principio di uguaglianza, fondato proprio sulla dignità umana.

Secondo la Costituzione vi è l’obbligo di riconoscere a tutte le forme di vita umana, in qualunque stadio di sviluppo o genere di esistenza esse si trovino, anche ad embrioni, handicappati, malati terminali, la stessa misura di dignità. Quindi la distinzione operata da alcuni giuristi in base alla quale chi, come ad es l’embrione, non è ancora persona non può avere personalità giuridica alcuna, non può essere cioè titolare di veri diritti anche se gli si può concedere qualche grado di protezione legale è contraria ad una corretta interpretazione del nostro dettato costituzionale. Occorre per tanto che per quanto riguarda il diritto alla vita, il principio di non discriminazione, fondato su quello dell’eguaglianza, venga applicato all’essere umano, all’individuo umano e non solo alla persona giuridicamente riconosciuta in base ad una concezione puramente positivista della scienza del diritto.

Così possiamo rispondere alla domanda fatta in precedenza, cioè quando sorge la titolarità del diritto umano. Agazzi sostiene che ogni essere umano è in quanto tale una persona in quanto è il rispetto dell’umanità che sta dietro ai diritti umani.

Ogni altra interpretazione che prescinde dal dato biologico, cioè l’esistenza umana e che pretende di definire chi è e chi non è uomo, a chi spettano e a chi non spettano i diritti umani fa cadere la teoria dei diritti umani in contraddizione. Non è infatti razionalmente possibile effettuare una distinzione di valore tra vite umane o all’interno dell’unica vita umana senza al contempo negare in radice il principio cardine dei diritti umani: l’uguale dignità di ogni essere umano, l’uguaglianza, la non discriminazione.

L’embrione è individuo e quindi dev’essere rispettato come persona ma è vero che è diverso da chi ha sviluppato in pieno capacità e funzioni, cioè dall’adulto. Bisogna allora introdurre un tema che è stato dibattuto in bioetica: come intendere la potenzialità di quell’individuo che non è ancora giunto a piena maturazione.

A tal fine occorre precisare che il concetto di potenzialità dev’essere tenuto distinto da quello di possibilità.

Potenzialità non è possibilità, è molto di nel significato aristotelico, da ricordare la visione di Berti, filosofo padovano che ricorda Aristotele che nel libro IX della Metafisica assume ad esempio del proprio argomentare l’uomo in potenza e la sua differenza radicale con le cose in potenza.

Si chiede quando una cosa è in potenza e quando in atto e risponde che le cose dipendenti dalla ragione, gli oggetti artificiali, sono in potenza quando siano volute dall’uomo e non intervengano ostacoli dal di fuori alla loro attuazione, mentre le cose aventi in sé il principio della loro generazione, cioè gli esseri naturali, sono in potenza quando possano attuarsi per virtù propria e non intervengano impedimenti dall’esterno alla loro attuazione.

In questo senso quindi l’embrione umano non obbedisce alla logica della possibilità ma a quella della potenzialità.

Vallauri invece nega il carattere di potenzialità umana del feto e afferma la piena attualità di essere umano, di persona. L’embrione umano fin dallo stadio dello zigote è un individuo uomo in atto. È un’unità indivisibile. L’embrione è quell’individuo, la cui vita è quella di un uomo. Quindi è un individuo uomo. Non un individuo uomo in potenza. È in potenza un bambino, o un adulto; ma non è in potenza un individuo uomo.

C’è chi suggerisce di esprimere la differenza fra i vari stadi di sviluppo dell’individualità distinguendo fra esser persona (è un evento o atto istantaneo) ed acquistare personalità (qualcosa che si acquista successivamente attraverso l’effettuazione di atti personali).

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