Accanto al rex e alle curie dobbiamo ricordare, come organo della costituzione primitiva, il senato i cui componenti originari sono anche indicati in senso tecnico come patres. La sua presenza si riallaccia probabilmente al ruolo che gli anziani del villaggio dovevano assolvere nel mondo dei pagi.

È quindi l’assemblea degli anziani, dei patriarchi delle varie gentes che si riunisce e collabora col rex nel governo della città e interviene con autorevolezza nel momento in cui il comando regio venga meno. Tuttavia il senato non è mera assemblea dei capi della gentes, e questo sia perché non vi è un rapporto meccanico fra il numero dei patres e quello della gentes, sia perché si può dubitare che queste avessero un vero e proprio capo.

Col rafforzarsi delle strutture cittadine, il senato si identifica sempre meno nell’assemblea degli anziani delle varie gentes. Difatti, il dato naturale dell’anzianità, ai fini dell’attribuzione di un particolare ruolo politico, avrà sempre meno valore, mentre la partecipazione al senato si fonderà su una differenziazione sociale. Ad esso saranno chiamati i patres più autorevoli per lignaggio e per il ruolo personale.

Il numero dei senatori crebbe da 100 a 150 a seguito della fusione della città del Palatino con la comunità sabina del Quirinale, sino al numero di 300 raggiunto sotto il regno di Tarquinio Prisco, quando Roma conoscerà un ulteriore importante incremento sociale ed economico.

La competenza più importante, durante l’età monarchica, di tale organismo è indubbiamente l’interregnum con il quale, alla morte del rex, il senato, attraverso alcuni suoi membri a ciò delegati, esercitava i poteri supremi sino alla nomina del nuovo re. Le testimonianze di cui disponiamo per l’età repubblicana tendono a indicare che tali poteri non venissero genericamente devoluti al senato, ma solo ai suoi membri patrizi: i patres. Ciò confermerebbe l’idea che in una prima fase, patres e senato dovevano identificarsi.

All’età monarchica sembra risalire un’altra importante prerogativa del senato: quella di ratificare le delibere popolari mediante la sua auctoritas.

La funzione principale del senato consisteva nella consulenza e nell’ausilio del rex. Anche in età regia il parere del senato rappresentava probabilmente un momento di mediazione politica, importante ai fini della formazione del consenso e di una comune volontà politica di cui tale organismo, insieme ai comizi curiati, era strumento centrale.

È verosimile che alla base della composizione di tale organismo, per la nomina dei membri, vi fosse una scelta del re, condizionata dalla posizione occupata da ciascuno dei designati all’interno delle singole gentes e dal peso rispettivo delle varie gentes.

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