I princìpi dello Stato pluralista hanno trovato conferma al termine del secondo conflitto mondiale in tutte le aree di influenza politica e culturale delle potenze alleate diverse dall’URSS (in particolare USA e UK). In alcuni casi, è stato ripreso un processo di sviluppo costituzionale interrotto dalla parentesi dello Stato autoritario (Italia, conla Cost.del 1948), in altri sono stati rivitalizzanti i principi liberali e democratici sacrificati dalla guerra e dall’occupazione straniera (Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Austria, Grecia). In altri casi ancora c’è stata l’imposizione di un modello politico costituzionale da parte delle potenze vincitrici ai Paesi vinti (Germania, Giappone). Solo Spagna e Portogallo sono rimasti nell’area dello Stato autoritario fino agli anni 70, quando si sono dati agli ordinamenti democratici.

La fase costituzionale vede garantite dal diritto, insieme alle tradizionali libertà (personale, religiosa, di pensiero, di circolazione, ecc.), anche le diverse manifestazioni del pluralismo politico, sociale, religioso(art.8), culturale(art.33), ed in particolare riconosce il ruolo costituzionale dei partiti politici.

Inoltre si assiste al riconoscimento costituzionale dei diritti sociali , volti alla tutela della salute, all’istruzione, al lavoro, alla previdenza ed all’assistenza in caso di bisogno, che comportano la pretesa a prestazioni positive dei poteri pubblici da parte dei cittadini più svantaggiati. Affinché questi diritti vengano tutelati, gli Stati devono intervenire nella società e nell’economia con il fine di ridurre le disuguaglianze materiali tra i cittadini derivanti dall’ineguale distribuzione del reddito e delle opportunità di vita.

Tutto ciò per evitare le lotte di classe, tramite cui in passato si era cercato di perseguire tali finalità.

Per questo si cominciò a parlare di Stato sociale o di Stato di benessere o di Welfare State diverso dallo Stato liberale. Quest’ultimo era basato sul principio secondo cui allo Stato era affidato il compito di garantire la libertà dei soggetti privati su cui si fondavano i meccanismi di mercato (in primo luogo la proprietà e l’iniziativa economica privata). Viceversa lo Stato sociale ricomprende tra i compiti del potere politico quello di intervenire nella distribuzione dei benefici. In questo modo lo Stato supera l’individualismo liberale e sviluppa forme di solidarietà tra individui e tra diversi gruppi sociali, per mezzo soprattutto dell’intervento pubblico nell’economia e nella società, dando luogo ad un sistema ad economia mista.

Propriola Costituzioneitaliana è un chiaro esempio di Stato sociale. Infatti essa riconosce, da una parte, e garantisce la proprietà privata e la successione legittima e testamentaria (art.42), insieme all’eguaglianza formale di tutti i cittadini di fronte alla legge (art.3.1);dall’altro lato, prevede doveri di solidarietà politica, economica e sociale (art.2) ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art.3.2).La Costituzioneinoltre riconosce a tutti il diritto al lavoro e affida alla Repubblica il compito di promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto (art.4).

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