Nei Paesi in cui l’avvento della democrazia di massa non era stato accompagnato dall’accettazione del pluralismo da parte delle forze politiche, la crisi sfociò nell’affermazione di forme di Stato basate sulla negazione del pluralismo e sul partito unico.

In Italia e in Germania vi fu la soppressione del pluralismo pubblico e l’unificazione politica della società attraverso lo Stato totalitario.

In particolare in Italia, lo Stato fascista, operante dal 1922 al 1945, si organizzò in contrapposizione al modello liberale e di democrazia pluralista. Esso concentrava il potere in un unico organo che assumeva sia la funzione legislativa che quella esecutiva. Lo Stato si occupava di tutti gli aspetti della vita sociale ed individuale soprattutto grazie alla soppressione delle tradizionali libertà.

Un’altra alternativa allo Stato pluralista è rappresentata dallo Stato socialista. Il riferimento storico è costituito dall’URSS. Il modello è esteso ad altri Paesi dell’est Europa prima di entrare in crisi alla fine degli anni 80. Esso consisteva nella dittatura del proletariato con la quale si sarebbe dovuto eliminare la borghesia. Tale modello si basava sull’abolizione della proprietà privata e sull’attribuzione allo Stato di tutti i mezzi di produzione.

Lo Stato socialista ha inoltre realizzato l’abolizione del mercato a favore di un’economia collettivistica.

Alla fine degli anni 80 gli Stati socialisti sono entrati in una profonda crisi dovuta alla crisi economica ed alla corruzione.

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