Parlando di tale endoxon va subito detto che ha un ruolo centrale nell’attuale dibattito italiano nell’ambito della bioetica.

Ad esempio la contrapposizione fra bioetica c.d. laica e bioetica c.d. cattolica sul tema dello stato giuridico dell’embrione e sulla tutela che ad esso debba riconoscersi, ruota proprio intorno al registro della scientificità.

Nel giudizio comune la bioetica laica appare alternativa a quella cattolica proprio perché pretende di opporre un atteggiamento spregiudicamente scientifico ad uno dogmatico. Per questo è preferita dall’opinione pubblica visto la fiducia che questa ha nel discorso scientifico.

Infatti per il cittadino medio scientifico vuol dire obbiettivo, accertabile, controllabile dal punto di vista empirico.

In realtà va invece evidenziato che la bioetica laica opera un bluff sia perché accusa l’avversaria di oscurantismo affermando che solo il proprio argomento è verificabile, sia perché lascia credere che verificabile sia sinonimo di oggettivo, ma in realtà non è sempre così.

Va detto infatti che la discussione fra bioetica laica e bioetica cattolica, per quanto riguarda ad esempio la tutela da riconoscere agli embrioni sorge proprio in base alla diversa prospettiva attorno al tema del limite e della sua presunta oggettività.

– La bioetica cattolica si pronuncia a favore di una tutela illimitata della vita intesa come dono, come mistero, come bene totalmente indisponibile fin dal suo primo sorgere. Il motto di tale dottrina è “pro-life” che sta ad indicare una scelta a favore della dignità del viere, della persona che si manifesta sin dal primo atto di fecondazione e che vieta qualsiasi intervento sull’embrione che non sia rivolto inequivocabilmente a vantaggio della sua salute.

– La bioetica laica ritiene invece possibile intervenire sul processo vitale, sulla base di valori ritenuti prioritari in quanto ritiene che si possano individuare all’interno del processo vitale alcuni momenti prima e dopo dei quali non ha senso parlare di persona umana e quindi di tutela dovuta.

Il motto della bioetica laica è “pro-choice”, nel senso di diritto all’autodeterminazione, nel senso che è lecito decidere di intervenire sulla vita al suo sorgere e quando le condizioni dell’embrione e del feto appaiano tali da far presumere che il loro sviluppo arrecherebbe agli stessi o a coloro a cui essi sarebbero legati più sofferenza che felicità.

La contrapposizione tra le due bioetiche (laica e cattolica) è netta, ma in realtà entrambe le dottrine partono dalle stesse premesse per quanto attiene la nascita, lo sviluppo, la fine della vita umana. Anche lo scienziato di fronte al mistero del concepimento tace. Anzi ammette che il processo vitale è un continuum dal momento del concepimento fino all’ultimo respiro che per tanto l’individuazione di uno stadio intermedio in cui nasce il diritto alla tutela (e prima del quale tale tutela non c’è ) è del tutto arbitraria. Vi sono certamente delle differenze apprezzabili in questa evoluzione della vita: lo zigote non è l’embrione, il feto non è il neonato ecc ma tali differenze non sono altro che tappe di uno sviluppo e nessuna di esse è qualificabile come atta a fornire un criterio oggettivo per definire il sorgere delle persona, per capire quando l’embrione acquista il diritto alla tutela!

 Quindi come detto la bioetica cattolica e quella laica partono dalle stesse premesse, l’errore della bioetica laica sta nel fatto di spacciare per oggettivo ciò che è solo ipotetico e convenzionale.

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