Le passioni che generano i conflitti son un complesso sistema che è difficile regolare: Hobbes descrive ciò come un desiderio di potere-avere degli uomini, Questo desiderio è inseguito e non accetta ripartizioni per cui gli uomini configgono per competition, diffidence e glory. Da qui l’esigenza del patto. Nasce la convinzione che ogni tipo di conflitto, da quello micro inter-individuale a quello macro es. bellico possa essere risolto in un modo che la società ritiene compatibile con il conflitto (giudice, sacrificio ecc.)

Il litigio può esser inquadrato all’interno del rapporto comunità-legame sociale: due individui litigano perché sono accomunati dallo stesso mondo di relazioni ecc. che li porta a questo litigio… Bisogna quindi parlare della differenza tra dissidio e conflitto: il primo non ha terreno comune e divide solo. Il dissidio assume un carattere dirompente e per neutralizzare ciò occorre porre come principio generale l’irrilevanza della ignoranza del diritto, dando così un’appartenenza comune: in pratica il dissidio ha un terreno comune e non è più impensabile come prima, quando non aveva parole traducibili per manifestarsi.

Simmel nota come tra due confligenti si instaura una singolare complicità rivale che finisce a esser il cuore segreto del conflitto indipendentemente da motivazioni più o meno razionali. Quindi possiamo configurare le due parti come due attori, ognuno dei quali esiste in funzione dell’altro (es. nord-sud, sviluppo-sottosviluppo). Ciò lo si nota anche in politica moderna dove il conflitto maggioranza-minoranza stabilirà una complicità rivale tra due schieramenti in campo. L’un confligente vive l’uno in funzione dell’altro: è la paranoia, cioè la fissazione.

Il litigio non nasce senza dubbio per natura ma si litiga per cultura. Se questo discorso lo poniamo nella conflittualità sociale ci accorgiamo che es. è il carattere più o meno competitivo del mercato, sistema normativo rigido ecc. Allora è nata un’idea weberiana ripresa dal confucianesimo in diversa salsa secondo cui andare dal giudice porta una perdita della faccia quasi come se litigare fosse peccato. Anchela Mafiacon il suo potere si impone come soggetto monopolista della regolazione della giustizia quindi andare dal giudice sarebbe assurdo. Tuttavia nel concetto stesso di legalità moderna c’è il suo principio fondamentale per cui il giudice deve, per il divieto del non liquet, risolvere tutti i conflitti, proprio perché il sistema sociale non sopporterebbe l’infinità delle liti. Il litigio è una decisione e quindi il giudice prende decisioni su altre decisioni.

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