Per arginare la crescente diffusione dell’attività criminale organizzata, mafiosa e camorristica, sul territorio nazionale, il legislatore ha ritenuto opportuno concentrare in poche mani le indagini preliminari relative a tali tipi di reati, ampliando la sfera di competenza territoriale delle maggiori Procure della Repubblica.

E’ stato perciò emanato il D.L. 20-11-1991, n. 367, che ha creato le cd. super procure. Tali innovazioni sono state apportate modificando talune norme del codice di procedura penale e dell’ordinamento giudiziario.

In particolare, il comma 3bis, aggiunto all’art. 51, prevede che quando si procede per i delitti consumati o tentati, di cui agli artt. 416bis e 630 c.p. e per altri delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis (i cd. reati mafiosi) o per il delitto di associazione per il traffico di stupefacenti, lo svolgimento delle indagini preliminari sono affidate alla Procura della Repubblica del capoluogo del distretto di Corte d’appello ove ha sede il giudice competente. Ciò significa, ad esempio, che sebbene un reato di mafia sia stato commesso a Monza, competente a svolgere le indagini preliminari è la Procura della Repubblica distrettuale antimafia con sede a Milano.

Il nuovo articolo 70 bis dell’Ord. giudiziario, prevede che presso ogni Procura generale della Repubblica sita nel capoluogo del distretto di Corte d’Appello, sia costituito un ufficio denominato «Direzione distrettuale antimafia».

Ad esso il Procuratore della Repubblica deve assegnare un numero sufficiente di magistrati scelti tra coloro che hanno particolare esperienza ed attitudine per la specifica attività di indagine antimafia. La direzione della «procura distrettuale» è affidata allo stesso Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello o ad un suo delegato.

La Direzione Nazionale Antimafia è l’organismo istituito nell’ambito della procura generale presso la corte di Cassazione avente il compito di coordinare, in ambito nazionale, le indagini relativa alla criminalità organizzata.

Al vertice della D.N.A. è preposto un procuratore nazionale antimafia nominato direttamente dal Consiglio superiore della magistratura.

Il Procuratore che si avvale per l’espletamento delle indagini delle strutture della DIA, direzione investigativa antimafia, può curare la mobilità dei magistrati addetti alle indagini antimafia; risolvere i conflitti riguardanti lo svolgimento delle indagini; avocare a sé le indagini preliminari svolte dai procuratori distrettuali, se non ne sono state osservate le direttive impartite o non si è efficacemente realizzato il coordinamento.

Il procuratore nazionale antimafia è sottoposto alla vigilanza del procuratore generale presso la corte di Cassazione che riferisce al consiglio superiore della magistratura e al presidente delle camere circa l’attività svolta e i risultati conseguiti dalla direzione nazionale antimafia.

Presso la «direzione» le funzioni di «sostituto» sono svolte da magistrati di qualifica non inferiore a quella di magistrato di Corte d’Appello.

Le funzioni della Procura nazionale antimafia sono descritte nell’art. 371 bis di nuova formulazione.

Esse consistono soprattutto in un’attività di coordinamento e di impulso delle funzioni dei procuratori distrettuali per assicurare la completezza e la tempestività delle indagini

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