La Corte di cassazione può essere chiamata a decidere su questioni di competenza tramite regolamento o attraverso il sistema ordinario dei gradi. L’art. 382 co. 2 dispone che la Corte quando cassa per violazione delle norme sulla competenza statuisce su questa , ossia, a detta di quella che possiamo ritenere la dottrina maggioritaria, emana una decisione vincolante per tutti i giudici dell’ordinamento.

L’art. 310 co. 2, prima della riforma del 2009, prevedeva che l’estinzione (del processo) rende inefficaci gli atti compiuti, ma non le sentenze di merito pronunciate nel corso del processo e quelle che regolano la competenza . Se l’estinzione del processo rende inefficaci tutte le sentenze di rito pronunciate dal giudice di merito e, quindi, anche quelle sulla competenza, le cose vanno diversamente quando ad emanare una pronuncia sulla competenza sia la Corte di cassazione, l’unica ex art. 382 co. 2 che statuisce sulle questioni di competenza in modo vincolante. Dottrina e giurisprudenza, quindi, hanno per molto ritenuto che con l’espressione che regolano la competenza di cui all’art. 310 co. 2 il legislatore si sia riferito a tutte le sentenze emanate dalla Cassazione.

La riforma del 2009, sostituito al termine quelle , che faceva riferimento alle sentenze, il generico concetto di pronunce , ha sostanzialmente risolto la questione postasi in precedenza: le pronunce inerenti alla competenza, infatti, a prescindere che siano emanate dalla Corte di cassazione, non divengono inefficaci a causa dell’estinzione del processo.

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