Secondo la teoria della causalità naturale, che concepisce la causalità in termini logico-naturalistici, è causa di un evento l’insieme delle condizioni necessarie e sufficienti a produrlo. Come tali, ciascuna di esse è condictio sine qua non dell’evento ed esse tutte, ai fini della produzione dell’evento, si equivalgono. La condizione, in particolare, è accertabile come necessaria quando, eliminandola mentalmente dal processo causale, l’evento verrebbe meno.

Sul piano giuridico tale teoria ha il merito di aver individuato nella condotta condictio dell’evento il limite invalicabile della causalità della condotta umana. Tuttavia essa pecca:

  • per eccesso, in quanto esaspera tale concetto:
    • perché porta a considerare causa dell’evento la condotta umana necessaria, anche in caso di condizioni estranee del tutto eccezionali (es. morte del ferito da investimento stradale per black-out dell’ospedale).
    • perché, consentendo il regresso all’infinito da condizione a condizione porta a considerare causa dell’evento un numero indefinito di condotte umane.

Sebbene sia vero che, ai fini della responsabilità, tale esasperato concetto di causa possa trovare un efficace correttivo nella colpevolezza, tuttavia è ugualmente vero che tale correttivo è inoperante rispetto alle ipotesi di responsabilità oggettiva (es. dovrebbe rispondere di omicidio chi ferisce lievemente una persona, la quale viene poi travolta mentre attraversa la strada per andare in farmacia).

  • per difetto, sia perché è di limitata utilizzabilità (non è praticabile nei casi un cui non si conoscano in anticipo le leggi causali) sia perché esclude dalla causalità le condotte che sono condizione probabile, ma non certa.
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