La causalità ricopre un ruolo fondamentale nel diritto penale, perché segna il passaggio dalla responsabilità per fatto altrui alla responsabilità per fatto proprio . Il nesso causale tra la condotta e l’evento, infatti, è la condizione prima ed imprescindibile per l’attribuibilità del fatto criminoso al soggetto.
Il principio di causalità esprime un’esigenza fondamentale in un diritto penale moderno, razionale e civile, esigenza questa che viene sancita:
- dalla Costituzione, che nell’art. 27 ha inteso affermare la responsabilità per fatto proprio, la quale postula il nesso di causalità tra condotta ed evento.
- dalla legge ordinaria, in via generale dall’art. 40 c.p. e in particolare dalle varie norma incriminatrici.
L’arduo problema penale della causalità non è l’insoluto problema filosofico sull’essenza del rapporto causale, bensì un problema eminentemente pratico, che consiste nel trovare una nozione di causalità che eviti i risultati aberranti della responsabilità per fatto altrui occulta.
Il problema della causalità, in particolare, sorge per una triplice ragione:
- perché ogni evento è il risultato di una pluralità di condizioni e la causa in senso logico-naturalistico, quindi, è l’insieme delle condizioni necessarie e sufficienti per il verificarsi di esso.
- perché la condotta umana realizza qualcuna, ma mai l’insieme di tali condizioni, e questo perché con l’azione dell’uomo concorrono sempre condizioni esterne.
- perché l’insieme dei fattori causali, concorrenti e necessari non rientra sempre nella sfera di dominabilità umana, quindi, e qui sta il problema, occorre stabilire in quali casi la condotta umana, pur concorrendo naturalisticamente all’evento, possa dirsi anche giuridicamente causa dello stesso.
Attualmente sono quattro le teorie che si contendono il campo:
- la causalità naturale.
- la causalità adeguata.
- la causalità umana.
- la causalità scientifica.