Il rapido ritorno al Governo del centro-destra ha posto le premesse di una ripresa degli indirizzi di politica del lavoro che erano stati avviati nella XIV legislatura. I primi interventi del Governo, infatti, sono stati all’insegna della formula <<liberare il lavoro>>, spesa dal nuovo Ministro del Lavoro Sacconi.

L’azione governativa si è particolarmente concentrata sul d.l. n. 112 del 2008, convertito nella legge n. 133 nell’agosto del 2008, tramite il quale sono state cancellate alcune scelte risalenti al Governo precedente (es. i vincoli alle dimissioni del lavoratore sono tornati alla forma libera, il contratto di lavoro intermittente è stato reintrodotto), e ne sono state corrette altre, sempre nel segno di una maggiore flessibilità (es. il disposto della l. n. 247 del 2007 è stato reso inderogabile in peius). Sempre nell’ambito del medesimo provvedimento sono state introdotte norme tese a scoraggiare l’assenteismo per malattia dei lavoratori pubblici (<<fannulloni>>), e in generale a stimolarne una maggiore produttività.

Altre misure sono in gestazione, ma il disegno complessivo deve ancora essere delineato. Si è comunque in attesa di capire, in particolare, se e in che misura sia nei voti dell’attuale Governo il progetto di una riforma organica del diritto del lavoro e del diritto del welfare, che conduca a una razionalizzazione complessiva delle differenti stratificazioni storiche della disciplina e che sia mirata tanto sui problemi urgenti, quanto sui fattori di cronico squilibrio del mercato del lavoro italiano. Quali che siano le scelte al riguardo, tuttavia, esse non potranno che muoversi all’interno di una prospettiva europea.

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