Nel 2012, è stata introdotta la possibilità di conseguire la pensione anticipata, in sostituzione della vecchia pensione di anzianità. Dal 1 gennaio 2016, la pensione anticipata si matura, a prescindere dall’età anagrafica raggiunta, con una anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per i lavoratori, e di 41 anni e 10 mesi per le lavoratrici. Sono, però, previste penalizzazioni progressive applicate sull’ammontare della pensione erogata, per coloro che accedono al pensionamento anticipato prima del compimento di 62 anni di età.
Per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996 (ai quali si applica integralmente il sistema di calcolo contributivo), la pensione anticipata si può conseguire anche quando si raggiungono 20 anni di anzianità contributiva effettiva, con almeno 63 anni di età (dunque, oggi, con 3 anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia), purché l’importo della pensione sia superiore a 2,8 volte l’assegno sociale, annualmente rivalutato. Anche per la pensione anticipata, i requisiti anagrafici sono adeguati automaticamente, sempre ogni 3 anni (e 2 dal 2022), in relazione all’incremento dell’aspettativa di vita.
Per i lavoratori che svolgono attività particolarmente faticose e pesanti (cd. lavori usuranti), il legislatore ha previsto ulteriori agevolazioni per il conseguimento della pensione, richiedendo minori requisiti di età e di anzianità contributiva anche rispetto a quelli necessari per avere diritto alla pensione anticipata. In questo modo, è stata riconosciuta a tale categoria di lavoratori una maggiore effettività di tutela, giustificata dallo svolgimento di una prestazione di lavoro più gravosa di quella degli altri lavoratori.
A condizione che sia cessato il rapporto di lavoro, la pensione anticipata decorre dal mese successivo a quello di presentazione della domanda. Anche essa è totalmente cumulabile con i redditi da lavoro autonomo e dipendente. La pensione anticipata ha sostituito la previgente pensione di anzianità, dalla quale, in realtà, si distingue soltanto per effetto della previsione di condizioni più rigorose per la maturazione del diritto. La vecchia pensione di anzianità e, oggi, quella anticipata, continuano a costituire una anomalia del nostro sistema previdenziale, non trovando analoghi riscontri in altri ordinamenti comparabili.
La ratio della pensione di anzianità è quella di premiare i lavoratori che hanno contribuito al benessere della collettività con il proprio lavoro, partecipando assiduamente alle attività produttive per un lungo periodo di anni. È però indubbio che questa particolare forma di tutela, che non trova un fondamento costituzionale diretto ed esplicito, essendo erogata per un periodo solitamente più lungo degli altri trattamenti pensionistici, finisce per incidere sulla sostenibilità finanziaria dell’intero sistema previdenziale.