La diffusione della produzione industriale tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo ha fatto sorgere il fenomeno dell’associazionismo sindacale. Alle origini il fenomeno sindacale è caratterizzato da aggregazioni di lavoratori che esercitano la stessa attività professionale o mestiere ( cd.sindacato di mestiere), limitando la difesa degli interessi collettivi a quanti si riconoscono nello svolgimento delle stesse mansioni. Questo modello organizzativo sopravvive oggi solo in alcuni settori del sindacalismo autonomo ( es. scuola, ferrovie, trasporto aereo…).
Nel corso del ventesimo secolo la produzione di massa con sistemi meccanizzato i sassi che la forza lavoro si è costituita da operai generici, che non trovano più rappresentanza nei tradizionali sindacati di mestiere, la cui tutela è limitata e lavoratori in possesso di specifiche competenze professionali. Pertanto i lavoratori tendono ad organizzarsi in aggregazioni più complesse, per valorizzare il lavoro prestato nell’ambito di un medesimo settore produttivo ( cd. sindacato per ramo di industria).
Con l’affermarsi del regime corporativo, fra il 1926 e il 1943, il sindacato viene utilizzato come strumento per l’affermazione degli scopi dello stesso regime, assumendosi a giustificazione la prevalenza di un interesse comune, quello dell’economia nazionale. Nella concezione corporativa del sindacato, emerge anche il concetto di categoria professionale, cioè dell’insieme di soggetti (lavoratori e datori di lavoro) operanti nel medesimo settore produttivo.
Per ogni categoria professionale l’ordinamento ammetteva una sola associazione sindacale per i lavoratori ed una per i datori di lavoro, attribuendo i sindacati riconosciuti la rappresentanza legale degli appartenenti alla categoria e la facoltà di stipulare contratti collettivi con efficacia erga omnes. I sindacati di lavoratori e datori di ogni categoria costituivano le corporazioni.
Dopo la caduta del regime corporativo, a seguito della disposizione dell’ art. 39 cost, la realtà sindacale si caratterizza per una pluralità di strutture liberamente organizzate, anche sulla base di grandi confederazioni (Cgil, Cisl, Uil…). Le confederazioni sono organismi a struttura complessa, cui aderiscono i sindacati operanti nei vari settori merceologici, ciascuno dei quali ha le proprie ramificazioni locali. Ad esse si affiancano strutture riconducibili al cd. sindacalismo autonomo, in cui spesso confluiscono lavoratori con funzioni professionali piuttosto elevate, che ritengono la loro professionalità sacrificata dalle politiche delle maggiori confederazioni.
Tra gli esempi più noti di sindacati professionali possiamo annoverare i COBAS dei macchinisti, l’ ANPAC e la Gilda degli insegnamenti. Un ulteriore esempio di sindacalismo con finalità particolari è quello della Sinquadri, organizzazione della categoria dei quadri (istituita con legge 190/85) che rappresenta quei lavoratori che svolgono funzioni di rilevante importanza per lo sviluppo e l’attuazione degli obiettivi dell’impresa. Un altro esempio di sindacato monocategoriale è la CIDA.
Le organizzazioni dei lavoratori e dei datori agiscono per la tutela degli interessi dei rispettivi associati. Di conseguenza il sindacato esprime interessi diversi da quelli dei singoli associati, poiché l’azione sindacale e diretta alla tutela non di interessi individuali ma di un interesse collettivo. Quest’ultimo non è costituito dalla somma degli interessi dei singoli associati, ma ha natura autonoma, come interesse di una pluralità di persone ad un bene idoneo a soddisfare bisogni comuni. Per questo motivo per descrivere il fenomeno sindacale si usa la nozione di rappresentatività più che quella di rappresentanza, intesa come capacità dell’organizzazione di unificare i comportamenti dei lavoratori in modo che gli stessi operino come gruppo.