Nel XIII secolo cominciò ad affermarsi la tesi secondo la quale il principe è superiore a ciascun componente della comunità singolarmente preso ma non alla comunità nel suo complesso. Si affermò in tal modo la supremazia della comunità politica e, quindi, la necessità di concentrarsi soprattutto sulle regole della organizzazione della comunità cioè sulla costituzione. La comunità medievale, infatti, chiedeva essa stessa di conoscere le regole che governano il rapporto tra le sue componenti ed il principe. Questa tendenza era particolarmente sentita in Inghilterra dove è possibile reperire già nel XIII secolo la Magna Charta che i magnati del regno, i signori feudali, il clero, chiesero e ottennero nel 1215 al re Giovanni. Il rapporto tra il re e la comunità politica era disciplinato attraverso una sorta di contratto sottoscritto da tutte le parti chiamate ad esercitare il potere e avente ad oggetto l’insieme dei diritti per tradizione spettanti al clero, ai vassalli del sovrano a tutti gli uomini liberi, ai mercanti, alla comunità della città di Londra. Attraverso la Carta tutti i protagonisti del potere cercano la rassicurazione di quale sia il proprio ruolo e ribadiscono l’esistenza di un ordine comune, di una vera e propria legge del paese. Nella Carta si riscontra una limitazione dei poteri del re i cui atti sono in alcuni casi sottoposti all’approvazione del consilium regni composto dai vescovi, dai conti e dai baroni maggiori.

In tal modo questi ultimi rivendicano un ruolo di compartecipi nella politica del Paese.

Quindi il consilium regni significa limitazione dei poteri del re, ma significa soprattutto che i soggetti impegnati nella stipula della Magna Charta sentono di rappresentare un ordine giuridico unitario.

Da questa consapevolezza emerge la necessità di raccogliere e conoscere compiutamente le norme consuetudinarie che costituiscono questo ordine così Henry Bracton raccolse la normativa Inglese ed elaborò una nozione di legge. la legge è la solenne conferma di una consuetudine, cioè di un diritto già esistente da lungo tempo nella comunità politica.

Affinchè la consuetudine si tramuti in legge è necessario che essa trovi il consenso del re e dell’intera comunità. La legge, dunque, è la risultante della collaborazione del re , dell’aristocrazia e del popolo e deve essere espressione dell’ordinamento concreto della comunità politica nella sua interezza. Naturalmente se la legge nasce dalla consuetudine affermatasi ed accettata dal re e dall’intera comunità può essere mutata solo con lo stesso procedimento. Nemmeno il re può unilateralmente modificare la legge che si pone al di sopra del re stesso, nel senso che è il frutto di un impegno che egli ha assunto con la comunità al quale non può venir meno. La legge fondamentale del paese, dunque, è per Bracton l’insieme delle consuetudini solennemente approvate, dotate del consenso del re e della comunità politica.

Col passar del tempo in Inghilterra il consilium regni si materializzò in una istituzione costituita dal parlamento inglese in cui accanto al re erano rappresentate tutte le istituzioni politiche e le realtà territoriali del regno. In realtà ciò non accade solo in Inghilterra ma un po’ dappertutto in Europa cominciò a formarsi il diritto pubblico come insieme di norme che traducono in forma scritta le consuetudini della comunità politica.

La nascita della costituzione medievale, vale a dire della legge fondamentale così come finora definita, è fortemente influenzata anche dal fenomeno dei Comuni formati per progressiva aggregazione di famiglie signorili, di altri ceti popolari, di corporazioni I comuni rappresentano anch’essi delle comunità politiche che, come tali, esprimono un diritto pubblico e, quindi, un ordine giuridico cioè una costituzione.

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