Disciplina delle campagne elettorali

Dura fino al giorno precedente a quello delle elezioni – è disciplinata dalla c.d. Legge sulla “par condicio”. A tal fine viene prevista l’obbligatorietà dell’offerta di programmi di comunicazione politica (dibattiti, tribune politiche, ecc.) da parte delle emittenti radiotelevisive e radiofoniche pubbliche secondo criteri che assicurino a tutti i soggetti politici imparzialità ed equità quanto all’accesso a tali servizi.

La comunicazione politica nelle sue varie forme (tribune politiche, dibattiti, contraddittori tra i candidati, interviste, ecc.) è regolata attraverso un riparto preciso degli spazi tra tutti i competitori secondo criteri ispirati alla parità di trattamento, all’obbiettività, alla completezza ed all’imparzialità dell’informazione.

 

I sistemi elettorali

Il sistema elettorale è il meccanismo attraverso cui i voti espressi dagli elettori si trasformano in seggi. Il sistema elettorale si compone di tre parti:

Il tipo di scelta che spetta all’elettore, che può essere categorica (l’elettore opera una scelta secca) o ordinale (può esprimere un ordine di preferenze come nel c.d. voto trasferibile, dove l’elettore esprime un voto “principale” ed uno o più voti “ausiliari”, destinati al secondo candidato della scheda, nel caso in cui il primo candidato abbia già raggiunto in numero di voti necessario per essere eletto).

Il collegio, che è una circoscrizione territoriale chiamata ad eleggere uno o più candidati.

I collegi si dicono uninominali quando il loro numero è pari a quello dei seggi da assegnare o, in altri termini, quando ogni collegio è chiamato ad eleggere un solo candidato.

I collegi si dicono plurinominali quando il loro numero è inferiore al numero dei seggi, per cui avremo che ad ogni collegio vengono assegnati più seggi (e, di conseguenza, ogni collegio procederà all’elezione di più candidati).

Di regola, il collegio uninominale si accoppia con il sistema maggioritario ed il collegio plurinominale con il sistema proporzionale.

La formula elettorale, che è il meccanismo attraverso cui si procede, sulla base dei voti espressi, alla ripartizione dei seggi tra i soggetti che hanno partecipato alla competizione elettorale.

Tenendo conto della formula elettorale i sistemi elettorali si distinguono in maggioritari e proporzionali.

Sistema elettorale maggioritario: con esso si vuole accertare soltanto la volontà espressa dalla maggioranza; i seggi attribuiti al collegio si assegnano ai candidati che abbiano ottenuto la maggioranza dei voti – vantaggio: maggiore stabilità politica.

Nell’ambito dei sistemi maggioritari occorre distinguere due ipotesi:

se è richiesta la maggioranza assoluta: in questo caso per vincere occorre la metà + 1 dei voti validi. Se nessun candidato la raggiunge, di regola, è previsto un secondo turno di votazione, alla quale accedono i due candidati risultati più votati al primo turno o tutti i candidati che hanno conseguito una percentuale minima di voti. Al secondo turno è eletto il candidato che ottiene più voti.

Se è richiesta la maggioranza relativa, è eletto semplicemente chi ottiene più voti.

Sistema elettorale proporzionale: con esso si tiene conto anche della volontà espressa dalla minoranza; conseguentemente i seggi vengono assegnati alle varie forze politiche in proporzione dei voti conquistati su scala nazionale – vantaggio: maggiore rappresentatività delle assemblee elettive.

A differenza di quelli maggioritari, si tiene conto, ai fini della ripartizione dei seggi, di tutte le liste di candidati che abbiano ottenuto una quantità di voti almeno pari ad una percentuale minima che prende il nome di quoziente elettorale. Pertanto, i seggi in palio non saranno attribuiti tutti alla lista che ottiene più voti, ma verranno ripartiti tra le varie liste in relazione alla rispettiva consistenza numerica.

Le formule elettorali proporzionali più utilizzate sono:

il metodo d’Hont o (delle divisioni successive) che funziona nel modo seguente: si divide la cifra elettorale (che è il totale dei voti riportati da ciascuna lista nel collegio) prima per uno, poi per due, quindi per 3,4, fino al numero dei seggi da coprire. Quindi si scelgono fra il quoziente così ottenuti i più alti in numero eguale a quello dei deputati da eleggere e si collocano in una graduatoria decrescente.

ESEMPIO: I nostri dati sono: [(A,B,C) sono le liste; 6 sono i seggi; A=1500 (cifra elettorale); B=900; C=700.]. Dividendo A, B, C prima per 1, poi per 2 e così via, fino a 6, otterremo i seguenti quozienti: A (1500,750,500,375,300,250); B (900,450,300,225,180,150); C (700,350,233,175,146,116). La graduatoria sarà: A (1500), B (900), A (750), C (700), A (500), B (450). I seggi : 3 ad A; 2 a B; 1 a C.

il metodo del quoziente, invece, funziona nel modo seguente ed esistono due metodologie di calcolo:in generale, si divide la cifra elettorale generale (A+B+C) per il numero dei seggi e si ottiene il quoziente elettorale. Si calcola la cifra elettorale di ciascuna lista che è uguale al totale dei voti validi conseguiti dalla lista e si divide per il quoziente elettorale. Il risultato rappresenta il numero dei seggi spettanti alla lista.

ESEMPIO: I nostri dati sono: [10 sono i seggi; (A+B+C=1000) sono la cifra elettorale generale; (1000:10=100) è il quoziente elettorale; (A=466, B=351, C=183) sono la cifra elettorale di ciascuna lista.]. Dividendo A(466), B(351), C(183) per 100(quoziente elettorale) otterremo A=46,6= 4 seggi; B=35,1=3 seggi; C=18.3=1 seggio.

Questo è il metodo del quoziente dei più forti resti, ma può portare a non attribuire alcuni seggi (nel nostro esempio 2 seggi non sono stati attribuiti).

Se si usa il metodo del quoziente rettificato bisogna ripetere l’operazione aggiungendo un’unità al numero dei seggi per abbassare il quoziente elettorale e ridurre i resti.

In conclusione, un sistema maggioritario ha un effetto selettivo, nel senso che l’accesso alle aule parlamentari viene consentito esclusivamente a chi ottiene più voti nei collegi, e quindi solamente alle forze politiche maggiori. Invece, tutte le forze minori che non raggiungono la maggioranza nei singoli collegi, non avranno rappresentanza parlamentare. Viceversa i sistemi proporzionali garantiscono l’accesso in Parlamento anche alle minoranze politiche, sicché si può dire che essi hanno un effetto proiettivo.

 

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