La contrapposizione fra attività commerciale e professione intellettuale (vedi art. 2238) risulta, nell’ architettura del codice, radicale. L’ esercizio di attività intellettuale non richiede certo di svolgersi in via disorganizzata, perchè anzi l’ organizzazione cui si ricorre è cospicua: nè vi difettano i requisiti di professionalità ed economicità. Non vale nemmeno evocare la rilevanza sui generis di una preparazione e/o di una esperienza conoscitiva.

La contrapposizione va perciò spiegata nella conservazione di un discrimine fra ciò che storicamente si assume o meno commerciale. E’ curiosa peraltro la conservazione di una struttura corporativa per le professioni intellettuali ( albi ed elenchi, ex art. 2232). Ci si deve chiedere allora quando l’ attività intellettuale rappresenta elemento di un’ attività organizzata in forma d’ impresa.

A rigore, ciò è se il ciclo produttivo per cui è organizzazione non si conclude con i prodotti o servizi tipici dell’ attività intellettuale, verificandosi una sorta di ancillarità dei secondi rispetto al primo. Il che si manifesta talora anche formalmente. Ma è così ragionevolmente anche quando l’ organizzazione incida sul momento non esecutivo ma di vertice dell’ es di professione intellettuale. La materia è comunque in evoluzione.

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