Le teorie dirette a spiegare la natura delle scelte pubbliche si riconducono a due schemi principali:

a) le teorie basate su premesse politico-sociologiche, da cui derivano analisi di tipo positivo

b) le teorie basate su premesse volontaristiche, da cui derivano analisi di tipo normativo

L’elemento centrale che distingue le due teorie è la diversa concezione del ruolo dello Stato:

– secondo le teoria al punto a) :

il gruppo politico che detiene il potere impone le sue scelte al resto della collettività per realizzare i propri interessi. Per tanto le scelte pubbliche non sono conformi alle preferenze della collettività ma a quelle della classe dominante. Per poter imporre tali preferenze è necessario l’esercizio della coazione che è ciò che caratterizza l’azione dello Stato. Quindi le relazioni tra Stato e individui sono di tipo coercitivo. In particolare nell’ambito di questi rapporti ne possiamo individuare tre tipi diversi (come ha affermato Pantaleoni):

quelli tutori, quando le decisioni dell’operatore pubblico sono imposte coattivamente alla collettività nell’interesse della stessa collettività che però spontaneamente avrebbe deciso in maniera diversa. Quindi la classe dominante in pratica assume la veste di tutore effettuando le scelte che considera migliori per la collettività

quelli parassitari e quelli predatori, che, a differenza dei rapporti tutori, si fondono su un interesse egoistico. Precisamente i rapporti parassitari si hanno quando la classe dominante esercita il suo potere per appropriarsi dei beni dei più deboli. Mentre nei rapporti predatori, la classe dominante esercita il suo potere per sottomettere i più deboli

– secondo le teoria al punto b):

l’azione dello Stato è diretta a soddisfare le esigenze degli individui quando il mercato non è in grado. Le decisioni dell’operatore pubblico devono per tanto essere conformi a quelle della collettività.

Importante sottolineare che dall’impostazione di queste teorie discende la centralità dell’ analisi normativa diretta ad individuare le giustificazioni dell’azione collettiva in sostituzione a quella individuale e i criteri che deve soddisfare un processo democratico di formazione della volontà dello Stato.

Sotto il primo aspetto assumono rilevanza i caratteri dei beni la cui offerta non risulterebbe efficiente se fosse compiuta dal mercato (i c.d. beni pubblici) e i meccanismi di determinazione della quantità da produrre di tali beni e di ripartizione del relativo costo tra i beneficiari.

Sotto il secondo aspetto l’attenzione si concentra su come le preferenze individuali si tramutano in decisioni collettive. Il voto è ritenuto lo strumento migliore per rivelare le preferenze individuali e poiché gli Stati moderni sono per lo più democrazie rappresentative i cittadini normalmente non votano direttamente le singole scelte finanziarie ma eleggono i loro rappresentanti in un’assemblea parlamentare, i quali a loro volta, con il loro volto, determinano la volontà dello Stato. Quindi le decisioni del parlamento e del Governo vengono trasmesse alla pubblica amministrazione che ha il compito di attuarle.

Quindi il procedimento di trasformazione delle preferenze individuali in azioni dell’operatore pubblico può essere rappresentato nel modo seguente:

 

Preferenze individuali

 

è

(voto)

 

Rappresentanza

in Parlamento

 

è

(voto)

 

Volontà

dello Stato

 

è

(direttive)

 

Azioni della P.A.

Va però evidenziato che questo procedimento di formazione e attuazione delle decisioni pubbliche non è immune da imperfezioni. Infatti se in una della fasi in cui esso si articola, il personale politico coinvolto ha preferenze o obiettivi diversi da quelli degli individui che compongono la collettività, risulterà nell’azione dello Stato una perdita di conformità alle preferenze degli individui.

Va infine detto che i due filoni di analisi qui visti (le teorie basate su premesse politico sociologiche e le teorie basate su premesse volontaristiche) confluiscono oggi nella moderna teoria delle decisioni collettive. Infatti tale teoria studia:

– le caratteristiche che dovrebbe avere il processo di formazione delle scelte pubbliche in un contesto democratico

– le caratteristiche delle diverse fasi in cui si svolge il processo di formazione e realizzazione della volontà collettiva.

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