Kelsen alla fine della prima guerra scrive un saggio sul pacifismo giuridico in cui si legge che se il giurista vuole realizzare la “civitas maxima” deve smantellare la categoria della sovranità degli Stati.

I diritti fondamentali nelle costituzioni moderne ne costituiscono il perno centrale e lo stesso “Consiglio d’Europa” ha raccomandato al Parlamento Europeo di proclamare nel 1999 una carta di diritti fondamentali. Ci si chiede perché l’Unione Europea abbia bisogno di una Costituzione : Grimm spiega che in un U.E. c’è una moneta unica, delle regole che vincolano i vari stati, ma per lui è inutile una Costituzione in quanto questa richiamerebbe a un popolo unitario e unico punto d’imputazione giuridico-politico. per lo studioso quindi ci deve essere in U.E. un lavoro d’ingegneria politico-istituzionale in quanto se non c’è un popolo non c’è costituzione. Per il prof Resta tuttavia però l’Europa è da vedere come qualcosa di inedito: ciò consiste nel pensare una sfera politica pubblica che parta dalla dimensione di valore delle diversità etniche nazionali considerandole come risorsa invece che ostacolo alla formazione europea. C’è un problema grosso: trasportare a livello U.E. il lessico dei concetti costruiti intorno al dominio-sovranità vuol dire anche portare in Europa i concetti di inimicizia. In pratica ogni costituzione è venuta sempre dallo scontro amicizia/inimicizia dove la parte dominante usa la violenza e statualizza per poi trasferire alla sovranità centrale. Per la costituzione U.E. c’è quindi ancora tempo, per cui per il prof Resta basta la carta dei diritti fondamentali.

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