Il libro del prof. Marafioti racchiude una serie di interventi effettuati nel corso del convegno tenutosi all’Università di Teramo sul tema della preclusione nel processo penale

Va premesso che la preclusione è un istituto del diritto processuale penale che consiste nel principio del ne bis in dem, quel principio enunciato dall’art 649 in base al quale un imputato giudicato con sentenza penale irrevocabile non può essere sottoposto ad un nuovo processo per lo stesso fatto.

Si sottolinea anzi tutto come la giurisprudenza abbia effettuato una lettura sempre più estensiva del principio della preclusione quasi facendola diventare un principio generale di sistema

Si sollecita quindi la dottrina ad intervenire perché il lavoro dei giudici rischia di trasformare la preclusione in un congegno di indebita compressione dei diritti della difesa

Non ci sono dubbi che questi interventi della giurisprudenza partano da intenti condivisibili: come l’efficienza e la celerità del processo penale, ma se la dottrina non interviene per indicare i limiti in cui può operare la preclusione si rischia che vengano compressi i diritti e le garanzie di difesa.

Infatti analizzando la giurisprudenza più recente emerge che numerose fattispecie preclusive si stanno imponendo per via interpretativa senza che però siano previste dalla legge.

Ma il professor Marafioti sottolinea che i limiti e i fenomeni preclusivi dovrebbero operare solo in quanto previsti dalla legge e che, in assenza di argini normativi, l’unica vera preclusione è il giudicato

Quindi partendo da ciò, nel convegno tenutosi a Teramo si è cercato di capire cosa si intende per preclusione e come operi effettivamente nel processo penale.

Nell’intervento introduttivo, Iacoviello si sofferma sul ruolo della preclusione in generale sottolineando che svolge una funzione di filtro: cioè la sua funzione è quella di eliminare le attività processuali inutili.

In pratica la preclusione ha la finalità di garantire l’efficienza processuale.

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