Le fattispecie patrimoniali sono formate talora:

  • da elementi concettuali rigidi, ossia consistenti in concetti naturalistici riferentisi a realtà di natura ben identificabili attraverso l’esperienza comune (es. persona, cosa, denaro);
  • da elementi concettuali elastici, ossia consistenti in concetti normativi che lasciano più margine all’interprete e che concerno gli aspetti più significativi delle fattispecie.

Per quanto riguarda il significato penalistico dei concetti normativi suddetti, proprio anche di altri rami del diritto, si ripropone in termini generali la risalente controversia tra:

  • la tesi pancivilistica, la quale, muovendo dalla teoria della natura meramente accessoria del diritto penale, ritiene che il significato da attribuirsi ai suddetti termini debba desumersi esclusivamente dal diritto privato;
  • la tesi autonomistica, la quale, muovendo dalla teoria della natura costitutiva del diritto penale afferma che il significato da attribuirsi ai termini di origine privatistica deve determinarsi sempre in via autonoma;
  • la tesi relativistica, maggioritaria, la quale, muovendo da posizioni di dubbio metodologico, non nega né afferma la coincidenza tra nozioni penalistiche e privatistiche, trattandosi di problema di interpretazione teleologica.

Alla luce del cosiddetto principio di realtà, quindi, i suddetti contrasti si presentano come pseudo problemi, poiché l’interpretazione realistica deve guardare ai risultati pratici e collaudare su di essi la bontà delle possibili soluzioni interpretative (la dogmatica che serva la pratica e non viceversa).

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