La concezione del sindacato come associazione non riconosciuta è uno dei corollari della dominante idea per cui l’autonomia collettiva costituisce un modo d’essere dell’autonomia privata. Essa, tuttavia, pur essendo una concezione formalmente corretta, non dà conto dell’interezza del fenomeno sindacale. Basti notare, ad esempio, che l’idea di un sindacato che agisca soltanto a tutela dei propri associati, come fanno, appunto, le associazioni, non rispecchia la realtà dell’esperienza sindacale italiana, nel corso della quale le organizzazioni sindacali maggiori hanno sempre aspirato a rappresentare la generalità della classe lavoratrice.

Anche come conseguenza di questa propensione <<generalista>>, l’ordinamento giuridico ha cominciato ben presto a coinvolgere i sindacati, affidando loro l’espletamento di funzioni sostanzialmente pubbliche:

  • la funzione normativa delegata dalle leggi ai contratti collettivi.
  • il ruolo assunto dai sindacati ai vari livelli della concertazione.

Lo scenario che ne risulta, quindi, è quello di un sindacato <<schizofrenico>> che, lungi dall’essere riconducibile ad un soggetto privato investito di funzioni di rappresentanza a tutela dei propri associati, cura numerosi interessi pubblici.

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