Nel corso degli ultimi anni l’azione della Corte non è stata caratterizzata da particolari novità, le quali, al contrario, ci sono state in tema di organizzazione del lavoro (es. accorpamento delle cause secondo oggetti omogenei) e di smaltimento dell’arretrato. Si è quindi messo in luce l’enorme valore che il fattore temporale può assumere nelle pronunce di costituzionalità: data la natura delle questioni, infatti, giungere in tempi brevi alla conclusione del processo può cambiare notevolmente l’impatto politico delle pronunce adottate.

Se si guarda al futuro, peraltro, questa linea di tendenza verso una crescente politicizzazione del ruolo dell’organo di giustizia costituzionale non pare destinata a smorzarsi:

  • le condizioni di frammentazione del sistema politico sono destinate ad aggravarsi, con la conseguente espansione dell’attività di supplenza dei vari apparati di garanzia;
  • la tendenza espansiva può essere favorita dai nuovi campi di azione su cui l’organo di giustizia costituzionale si troverà impegnato ad operare:
    • ridefinizione dei contenuti dello Stato sociale (bilanciamento tra l’art. 3 e l’art. 81);
    • riforme costituzionali;
    • processo di integrazione europea.

Se a questi nuovi oggetti di azione aggiungiamo il richiamo alla competenza in tema di ammissibilità del referendum e a quella in tema di conflitti tra i poteri dello Stato appare abbastanza ragionevole prevedere un’incidenza crescente dell’organo di giustizia negli equilibri del sistema politico.

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