Analizzando la disciplina del bene possiamo individuare, tra le norme dettate in tema di proprietà, un gruppo di regole “oggettive” nel senso che si applicano a chiunque sia nel godimento di un bene e non solo al proprietario. L’esempio tipico è l’art. 844 c.c (Immissioni) riferibile non solo al proprietario ma anche all’usufruttuario, all’enfiteuta o al locatario, in quanto disciplina un conflitto tra utilizzazioni fondiarie.

Diversamente si pongono invece quelle norme che si riferiscono ad una predeterminazione dei modi di utilizzazione del bene: si pensi ai vincoli alberghieri, ad edifici destinati ad uso religioso o ad immobili di interesse storico ed artistico. Tali vincoli sono qualitativamente diversi dai primi in quanto incidono direttamente sul contenuto del diritto di proprietà limitandone talune facoltà. Questa categoria di vincoli richiama il complesso tema della destinazione di un bene ad uno specifico modo di utilizzazione e si articola in due filoni:

1) Il primo nel quale la destinazione rileva come effetto dell’intervento del legislatore

2) Il secondo nel quale la destinazione si presenta come scelta operata dal proprietario di utilizzare il bene in un certo modo

Su un altro piano si pone una particolare tecnica legislativa che sanziona con l’invalidità i trasferimenti destinati ad una utilizzazione del bene non conforme a quella prevista dal legislatore. Un esempio è l’art. 846 c.c. che vieta il frazionamento di terreni che non rispettino la minima unità culturale. A tale tecnica il legislatore è ricorso, di recente, in materia urbanistica dove numerose leggi dispongono la nullità dei trasferimenti in contrasto col regime urbanistico. Ricordiamoci che il nostro codice regola la proprietà edilizia mediante un sostanziale rinvio alle prescrizioni urbanistiche (art. 869 c.c.).

E’ lo stesso codice ad indicare che la proprietà edilizia è il frutto o la combinazione di un momento privatistico (le norme sulla proprietà fondiaria) e di un momento pubblicistico (gli strumenti urbanistici). Quest’ultimo presenta carattere concreto, individuato dagli specifici interessi del territorio sul quale insiste la proprietà individuale. La specialità della materia è data dal fatto che questi interessi pubblicistici sono rappresentati dagli enti che hanno competenza sulla gestione del territorio (Regione, Provincia, Comune) e che vi provvedono con gli strumenti previsti dalla legge.

In quest’ambito vari possono essere i sistemi attraverso cui si realizza l’interesse pubblico alla gestione urbanistica del territorio. Si può prendere come esempio la tecnica dell’espropriazione generalizzata, oppure quella di sottrazione al privato dello ius aedificandi. Infine va ricordato che sul contenuto del diritto di proprietà e precisamente sulla facoltà di disposizione incidono alcuni vincoli legali, che riguardano la circolazione di determinate categorie di beni. Ci riferiamo ai vincoli che impongono al proprietario di preferire nella vendita di un bene determinati soggetti (il coltivatore del fondo, il conduttore di un immobile destinato ad uso abitativo, lo Stato). Invero, queste prelazioni legali non incidono sul potere di decidere liberamente se si vuole contrarre e sul potere di determinare il contenuto del contratto o di singole clausole.

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