L’andamento di cicli storici di guerra e repressione comportò che schiere non piccole di cittadini ebbero a formarsi il convincimento che i momenti in cui regnava un Re forte all’interno erano epoche di sicurezza mentre a momenti di contestazione interna dell’autorità regia corrispondevano tempi calamitosi con regresso socio-economico e intervento di potenze straniere. Questa associazione porta a ritenere la legalità come una più perfezionata organizzazione pubblica. Per riorganizzare lo stato i sovrani chiamano i giuristi che costituiscono 4 Parlements, inizialmente curie regis. Successivamente ne vengono creati altri 8.

Nel XVI secolo si ebbe l’apogeo della scuola culta, che elevò il livello di cultura francese. I giuristi formarono il ceto cosiddetto “nobiltà di toga” che però sfuggì al controllo del sovrano fino a contrapporsi ad esso. I giuristi vennero sì arruolati per seguire un disegno di accentramento ma questa promessa non poteva essere mantenuta. È da ricordare che la medesima politica di accentramento portò i sovrani a codificare le costume.

Per il diritto civile la Francia era divisa in 2 aree: una con consuetudini locali, l’altra che seguiva il diritto romano. La presenza delle costume si collegava all’idea medievale per cui ognuno doveva vivere secondo la propria legge, cosa che viene incrinata con la codificazione. Il risultato ultimo del processo fu di contribuire all’unificazione dei paesi di diritto consuetudinario e non dell’accentramento del potere centrale.

Si venne così formando la coscienza dell’esistenza di un droit commun coutumier da opporre al diritto romano comune, di cui i parlamenti divennero custodi. Con l’avvento al trono della casa di Borbone il potere regio mutò strategia. Enrico IV affida l’accentramento a funzionari regi non nobilitati e in carica pubblica: potevano essere quindi licenziati. Il periodo del Re Sole (Luigi XIV) fu l’apogeo di questa nuova politica regia che trovò esplicazione anche nella legislazione (Ordonnances di Louis XIV)

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