Nello studio della pedagogia sociale bisogna tener presente che tra la pedagogia sociale e la pedagogia generale sussiste un rapporto di natura epistemologica che non deve essere sottovalutato. Né va seguita la tendenza tipica della seconda metà del 20º secolo di includere in maniera riduttiva la pedagogia nelle cosiddette scienze dell’educazione: infatti, mentre queste ultime (si pensi ad esempio alla psicologia e alla sociologia) indagano le problematiche educative per accidens, la pedagogia trova nello studio dell’educazione il suo oggetto disciplinare. Più propriamente, invece, è utile cercare di comprendere il rapporto tra le varie scienze interessate allo studio dell’educazione e la pedagogia, in termini di relazione e integrazione tra le parti.

a)      Relazione. Le scienze interessate allo studio dell’educazione devono intrecciare rapporti di reciprocità collaborativa se non vogliono parcellizzare l’oggetto della loro indagine (cioè l’educazione), avvalendosi di diversi metodi di indagine senza escluderne a priori nessuno poiché non esiste un metodo che va avanti rispetto agli altri un’assoluta oggettività scientifica.

b)     Integrazione. Per ogni scienza dell’educazione si impone l’obbligo di approfondire il proprio universo anche avvalendosi dei risultati conseguiti in altri settori, per conseguire un maggiore grado di scientificità, senza che tra esse si determini un rapporto di sudditanza o subordinazione.

Solo attraverso queste due attività è possibile il progredire della teoria pedagogica sull’educazione, avendo cura di ricordare che la psicologia è contrassegnata da assunti teorici non ancora controllati empiricamente che quindi vanno valutati con la dovuta attenzione. Inoltre la relazione e integrazione tra pedagogia e altre scienze dell’educazione è data dal loro porsi al servizio dell’uomo che è perennemente bisognevole di educazione. Dunque ecco spiegata l’esistenza di molteplici pedagogie, non intese a frammentare la ricerca pedagogica ma accomunate dalla preoccupazione di rendere un servizio all’uomo. Tale compito non può però essere soltanto descrittivo e interpretativo, ma si configura soprattutto come compito normativo in virtù della progettazione esistenziale che contraddistingue la vita dell’uomo, vincolato a tre dimensioni temporali: passato, presente e futuro.

Sotto l’aspetto pedagogico-educativo il soggetto, avvalendosi della propria esperienza passata e facendo leva sulla situazione presente in cui versa è chiamato a formulare ipotesi di percorsi esistenziali futuri, all’insegna del cambiamento, cui fa eco il timore del fallimento, della precarietà e dell’incognita esistenziale. L’educazione segue proprio questo schema, poiché mentre risulta qualificata in maniera forte dal suo accadere nel presente è un processo teso a costruire il futuro, che non possiede la certezza del risultato ma solo la speranza che l’obiettivo conseguito si avvicini il più possibile a quello progettato. E proprio strettamente collegate al tema del progetto ritroviamo due delle più importanti istanze della riflessione pedagogica: la relazionalità e l’intenzionalità; la prima presuppone che il soggetto interessato instauri dei legami con altri soggetti; la seconda indica che la progettualità postula l’appello alla coscienza e alle capacità personali di attribuire un senso alle scelte e all’agire.

È possibile individuare un rapporto di reciprocità anche tra la pedagogia, intesa in tal senso come via che illustri il quale tipo di educazione sia preferibile offrire all’uomo, e la filosofia dell’educazione chiamata ad approfondire in maniera autonoma il settore dell’antropologia pedagogica volto a rispondere all’interrogativo del perché l’uomo abbia bisogno di educazione.

La ricerca pedagogica si compone di due momenti inscindibili: la riflessione teorica che mira a precisare il senso dell’educare conformemente ad una concezione antropologica, elaborando vari modelli di educazione; e la rilevazione empirica che, basandosi sul mondo dell’esperienza, è nuclei elementi idonei a confermare o a smentire le acquisizioni teoriche.

La pedagogia, occupandosi dell’educabilità dell’uomo, è volta a favorire lo sviluppo umano e ad indagare negli ambienti educativi.

a)      La pedagogia dello sviluppo umano si rivolge alle varie età della vita e tenta di conciliare equilibrio e cambiamento nella prospettiva evolutiva. In questa forma di pedagogia determinante è stato il contributo di M. Debesse, secondo cui la psicologia non è sufficiente a fondare l’educazione, che presuppone invece un orientamento, una finalità costituita dal complesso di valori che danno la condotta umana il suo pregio. L’educazione si compone anche del dominio di questi valori, oltre che del dominio della conoscenza scientifica.

b)     La pedagogia degli ambienti educativi è la vera e propria pedagogia sociale, che si occupa di armonizzare equilibrio e cambiamento in prospettiva relazionale, affinché l’individuo affini gli schemi interattivi e li modifichi, all’occorrenza, secondo le esigenze esterne. Ciò non significa spingere l’individuo ad una passiva adesione alle regole socioculturali, poiché il principio della “stabilità nel cambiamento” evita che questo si verifichi. A tale riguardo un contributo fondamentale proviene dall’opera di A. Agazzi, secondo cui l’azione educativa della società non è un insieme di regole generiche e standard, ma dipende dal coordinamento (o come la definisce lui “coerenza”) di tutti gli enti e le istituzioni che la compongono per realizzare un collegamento pedagogico-educativo intersettoriale.

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