La pedagogia sociale della famiglia

Lo studio pedagogico della famiglia non può fare a meno di muovere da una chiara concezione dell’uomo, del mondo, della vita, e sorge l’’esigenza (messa in luce da alcuni pedagogisti di orientamento personalista come G. Catalfamo, G. Flores d’Arcais e N. Galli) per cui la pedagogia della famiglia deve poggiare su una solida filosofia della famiglia.

Sotto l’aspetto epistemologico, la peculiarità della “pedagogia sociale della famiglia” è data dal suo indugiare sui modi attraverso i quali la relazione educativa, che è al cuore della riflessione pedagogica generale, assume tratti distintivi in un contesto di convivenza liberamente progettato e coltivato. Pertanto, la riflessione sulle modulazioni dei legami coniugali, parentali, fraterni, intergenerazionali è resa funzionale alla conferma delle medesime o, in caso di una loro negazione, alla prospettazione d’inediti schemi di rapporto Siffatto modo di procedere avalla l’idea di uno stretto collegamento tra i vari settori disciplinari che attendono allo studio della famiglia.

Vale la pena rilevare, a questo punto del discorso, quattro dimensioni tra loro correlate, della realtà educativa familiare: progettualità, mediazione, divenire, integrazione. Per la loro enucleazione ricaviamo suggestioni dalla Teoria Generale dei Sistemi (TGS).

A L. von Bertalanffy – fondatore della TGS – spetta il merito di aver delineato alcuni principii di natura logico-matematica e come tali applicabili alle varie scienze. Nel campo della “pedagogia sociale della famiglia” detti principii, funzionando come vero e proprio dispositivo ermeneutico, giovano a far concepire il gruppo domestico come sistema di relazioni educative, per la cui conoscenza è indispensabile muovere non già da aspetti esteriori vincolati al mutare dei tempi e della cultura ma proprio dal concetto fondamentale di relazione interpersonale. La famiglia non è una somma dì elementi. Essa è un sistema relazionale contraddistinto da vincoli d’interdipendenza tra le sue componenti e da scambi attivati con l’ambiente circostante. I rapporti tra i membri danno luogo a diversi sottosistemi: coniugale, fraterno, parentale, intergenerazionale. In ciascuno di essi, così come nel più ampio sistema familiare, la condizione d’interdipendenza non implica l’annullamento delle specificità personali.

All’opposto, i vari vincoli relazionali acquistano significato pedagogico-educativo nella misura in cui si prefiggono di esaltare le singole personalità coinvolte, sollecitandole a perseguire obiettivi di perfezionamento esistenziale. Ad ogni sottosistema interattivo spettano precisi compiti educativi da assolvere, i quali sono determinati in virtù del progetto educativo che, inizialmente elaborato assunto e seguito dai membri adulti, è successivamente condiviso e compartecipato da tutti. Tali motivi danno forza all’idea pedagogica di famiglia come sistema relazionale orientato in direzione educativa, teso a raggiungere in modo permanente stati di equilibrio dinamico. Poiché i modi attraverso cui le relazioni interpersonali sono intessute e coltivate assegnano alla famiglia caratteristiche non reperibili in altri contesti di convivenza, essa va presa in seria considerazione ed eletta ad oggetto di attenta riflessione pedagogica poiché si presenta sempre e in ogni luogo come nucleo relazionale primario, teso alla piena umanizzazione delle persone in essa agenti.

 

Dimensione della progettualità

Nel campo della pedagogia familiare l’istanza della progettazione esistenziale risulta essere prioritaria: si pensi al matrimonio e alla costituzione di una famiglia. Quindi sotto l’aspetto pedagogico educare i giovani e gli adulti alla vita matrimoniale familiare vuol dire aiutarli a predisporre itinerari di progettazione all’incontro permanente dell’ “io” con il “tu”, cioè a scegliere determinati valori entro cui costruire quotidianamente la vita della coppia e del gruppo domestico. Dunque la pedagogia della famiglia studia i processi attraverso cui la relazione educativa si svolge in un determinato ambito di esperienza (cioè la famiglia) intenzionalmente progettato e costruito nel tempo da membri adulti.

 

Dimensione della mediazione

La pedagogia familiare mira soprattutto ad enucleare la peculiarità e educativa delle relazioni domestiche, studiando la famiglia come luogo atto non solo a subire ma anche a produrre cultura e a selezionare gli influssi esterni, attraverso gli scambi avviati con altri gruppi e istituzioni che propone ai suoi membri schemi di condotta che in vari modi si ripercuotono sull’andamento generale della società. Il compito di “mediare” le informazioni esterne e le sollecitazioni ambientali e culturali, adattandole ai livelli di comprensione dei singoli soggetti e al divenire complessivo della famiglia, spetta soprattutto ai membri adulti.

 

Dimensione del divenire

L’assunzione in campo pedagogico della prospettiva sistemica giova a far considerare la famiglia non più come entità fissa e immutabile, ma come dinamica realtà umana e relazionale il cui andamento è contrassegnato da un continuo e vicendevole processo d’insegnamento-apprendimento tra le varie componenti costitutive. La pedagogia familiare privilegia l’analisi dei fattori che permettono alle relazioni educative domestiche di sollecitare la singola persona al perseguimento di particolari obiettivi di crescita, approfondendo l’interpretazione che della relazione educativa fanno gli attori principali del processo educativo familiare: i genitori. A costoro, d’altro canto, la pedagogia familiare assegna peculiari responsabilità, specialmente morali.

Nel complesso, la famiglia è un sistema di persone sottoposto a permanenti cambiamenti, conformemente alla crescita dei singoli soggetti, al mutare dei loro bisogni possibilità attività, al variare dei legami intra ed extra domestici. La vita del sistema familiare, sotto l’aspetto pedagogico, ubbidisce all’imperativo del cambiamento, che è caratteristica peculiare dì tutto il discorso sull’educazione

 

Dimensione dell’integrazione

Nel dinamico sistema dei rapporti familiari ciascuna componente si situa in uno spazio specifico di responsabilità e di competenza, contribuendo alla crescita e all’affinamento di quello altrui, nella prospettiva della circolarità e dello scambio. La funzione educativa del padre e della madre, per esemplificare, va ben oltre le attribuzioni sociali di ruolo. L’uomo e la donna interessati conquistano tale posizione pedagogico-educativa attraverso i rapporti di reciprocità intrecciati tra loro e con il figlio. Anche i figli educano, pure con gli scontri, i conflitti, le rivalità che contraddistinguono la vita educativa della famiglia, purché non superino determinate soglie di tollerabilità legate al tema della tutela del valore personale.

Il tema dell’integrazione è studiato anche in riferimento al ruolo della famiglia nel vasto contesto societario, assunto il fatto che essa va aiutata e avvalorata nello svolgimento dell’azione a vantaggio dei singoli soggetti e della società intera.

Anche lo studio pedagogico dell’educazione familiare si avvantaggia dei contributi provenienti tanto dalla speculazione teorica quanto dalla rilevazione empirica. Teoria e prassi si mostrano come momenti inscindibili nel campo della ricerca pedagogica sulla famiglia. La prima permette di collocare qualsiasi intervento e azione concreta di genitori e figli in un prescelto contesto concettuale e axiologico. La seconda impiega i risultati concreti conseguiti nel procedere quotidiano dell’educazione domestica per concorrere al reperimento di nuove strategie formative. Entrambe si costituiscono come elementi di un processo circolare di conoscenza della realtà familiare, indispensabili per calibrare sempre meglio il procedere delle relazioni domestiche alle esigenze di crescita delle singole personalità in e da esse coinvolte.

L’attenzione per la specifica modulazione relazionale della vita familiare e per l’incidenza della medesima sulla crescita della persona giustifica l’impiego, nel campo della ricerca pedagogica sulla famiglia, soprattutto dei metodi qualitativi.

Tra i metodi della ricerca qualitativa, un posto privilegiato va riservato a quello narrativo o biografico. Esso, infatti, sotto l’aspetto epistemologico sembra prestarsi meglio di altri, soprattutto dei metodi quantitativi, ad esaltare la particolarità e la singolarità della vita domestica, ad aiutare a “leggerla” in direzione educativa, a ricavare dall’esperienza individuale suggerimenti per l’etero e l’autoeducazione. In altri termini, il metodo narrativo sembra corrispondere all’esigenza pedagogica dì fare in modo che la persona assuma consapevolezza della propria domanda di educazione e si disponga a soddisfarla.

Riassumendo:

L’educazione familiare assume indicazioni e suggestioni dall’ambiente sociale, correndo a sua volta stimoli e sollecitazioni. L’elemento su cui essa poggia e il progetto coniugale domestico, riguardo al quale si modula nel tempo, nello spazio e nei significati trasmessi un po’ il suo elemento di forza è la componente normativa sorretta da precisi valori allo ha sostenuti da una prescelta opzione antropologica. La pedagogia sociale della famiglia è il settore scientifico che elegge a proprio oggetto privilegiato di studio l’ambiente domestico, considerato come luogo primario di umanizzazione.

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