Lo scienziato all’interno del processo della vita ritiene possibile fissare alcuni momenti caratterizzanti e distintivi, cioè nel continuum vitale egli fissa alcune tappe (come l’apparizione della stria primitiva o l’annidamento nell’utero materno ecc.) e individuate queste tappe lo scienziato deve chiedere alla comunità scientifica un adesione convenzionale, in quanto tale scelta in realtà non è oggettiva ma discrezionale.

Ci sono scienziati che non sono consapevoli del carattere meramente ipotetico e convenzionale della distinzione operata nell’ambito del continuum vitale o che cercano di nascondere ciò. Ma alcuni ne sono pienamente consapevoli.

In particolare ricordiamo Mary Warnock e a Peter Singer, che pur essendo grandi sostenitori del motto “pro-choice” non nascondono l’endoxon da cui muove la loro argomentazione.

Così nel documento stilato per il governo inglese nel 1984 da Warnock si delimita il confine della vita meritevole di tutela nel 14° giorno dall’incontro tra i due gameti, perché in questo giorno apparirebbe la stria primitiva e non sarebbe più possibile la scissione gemellare. In tale documento la scienziata precisa che l’individuazione di tale confine è frutto di una scelta di carattere discrezionale, non essendo possibile individuare una cesura nella continuità del processo di sviluppo dell’embrione. E ancora afferma che Non c’è uno stadio particolare dello stesso che sia più importante di un altro, tutti sono parte di un processo continuo e se ciascuno non si realizza normalmente nel tempo giusto e nella sequenza esatta lo sviluppo ulteriore cessa.

Però poi la scienziata precisa che il suo compito ( e quello degli altri scienziati) non è quello di interrogarsi sulla natura dell’embrione umano ma quello di valutare come trattarlo ai fini operativi.

Il ragionamento di Warnock è apprezzabile proprio perché c’è onesta intellettuale nel riconoscere che l’individuazione del limite nel 14° giorno è puramente discrezionale.

Con pari onestà intellettuale Singer riconosce che c’è qualcosa di assurdo in tutti i tentativi di individuare il momento preciso in cui viene al mondo un essere umano. L’assurdità sta nel fatto che si pretende di imporre una precisa linea divisoria a un processo caratterizzato da una continuità. Ma ciò non implica per lo scienziato che bisogna rispettare la vita sin dal suo primo apparire.

Al di là di questa affermazione sicuramente il ragionamento di questo scienziato australiano è da apprezzare perché non spaccia per oggettivo ciò che è meramente ipotetico e convenzionale.

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