La divisione per curie si inquadra in un complesso sistema di organizzazione della cittadinanza di cui essa è un elemento centrale. Tali organismi si collegavano ad una specifica dimensione territoriale, ed una volta fusa nell’ambito della comunità cittadina, ogni curia conservava una sua sede di riunioni: luogo dove tutti i membri della curia si riunivano per celebrare in comune i sacrifici.

Nella tarda età repubblicana sopravvivevano alcuni degli edifici in cui materialmente si svolgevano tali rituali, denominati curiae veteres, siti in località non distante dall’attuale arco di Costantino; essi erano ancora la sede di alcune curie, mentre tutte le altre si erano spostate in un edificio più recente, originariamente destinato ad accogliere tutte le 30 curie: le curiae novae.

La cittadinanza, probabilmente, era distribuita tra le varie curie per genera hominum; pertanto l’appartenenza alle varie curie era, in generale, fondata sui legami familiari e sul lignaggio.

Incerto invece appare il collegamento fra il sistema delle curie e la struttura del territorio. Benché alcune curie traggono la loro denominazione dai nomi di località, si può presumere che tale rapporto fosse mediato dagli stessi gruppi gentilizi aventi un peso maggiore all’interno delle singole curie.

Il processo di unificazione politica era destinato a indebolire il legame dei gruppi gentilizi e familiari con i vari insediamenti territoriali (pagi). In tal modo si attuavano le premesse per la dissoluzione del rapporto fra le curie e il loro territorio, che assumerà un’evidenza particolare con la concentrazione delle sedi di culto e di incontro delle varie curie in un’unica località. In tal modo verrà imponendosi anche un nuovo rapporto fra i cittadini ed il territorio romano nel suo complesso, che si sgancerà così dal vecchio sistema dei pagi.

I 3000 fanti che nella primitiva costituzione romulea descritta da Dionigi costituiscono l’organico dell’esercito romano sono la somma dei contingenti fissi di 100 uomini forniti da ciascuna delle 30 curie. Queste poi sembrano impegnate a fornire ognuna 10 cavalieri, per un totale complessivo di 300. In tal modo il sistema delle curie sembra fondersi in modo organico con la struttura delle tre tribù romulee.

Il popolo, riunito per curie, partecipava alla nomina del nuovo re. Questa attività, però, non esaurisce quello che doveva essere il ruolo dei più antichi comizi curiati. Fra i più importanti atti effettuati di fronte alle curie va annoverata l’enunciazione che il re faceva, all’inizio di ogni mese, del calendario. Con l’ausilio dei pontefici egli indicava i giorni fasti e nefasti, scandendo il tempo e la vita di tutta la comunità.

Fra le competenze dei comizi curiati si annoverano le scelte concernenti la guerra, la pace e la nomina dei magistrati ausiliari del rex. È verosimile che in questi casi il re si presentasse all’assemblea più con le decisioni che con vere e proprie proposte; quindi, la sua decisione veniva confermata e rafforzata dall’accoglienza favorevole di quelle curie che rappresentavano i distretti di leva dell’esercito. E’ poi comprensibile come gli ausiliari del re fossero presentati al popolo riunito in assemblea , che costituiva il destinatario del loro potere di comando.

Per quanto concerne le leges, queste erano statuizioni unilaterali del rex, fondate sulla sua autorità. E’ quindi difficile che i comizi potessero intervenire efficacemente con un loro voto.

Ma i comizi curiati intervenivano anche a presenziare una serie di attività più direttamente collegate alle strutture familiari e gentilizie. Il che, fra l’altro, conferma l’evidente legame fra queste e il sistema delle curie. Così, per tutta l’età repubblicana, un simulacro di comizi curiati dovrà riunirsi a dare esplicita approvazione alla adrogatio: un atto con cui una parter familias si sottoponeva volontariamente alla potestas di un altro pater, ponendosi a tutti gli effetti come suo figlio. Questo solenne sistema di adozione assicurava la persistenza di gruppi familiari che, altrimenti, si sarebbero estinti a causa della mancanza di discendenti naturali.

Ugualmente davanti alle curie dovevano effettuarsi quegli atti che modificavano in qualche modo la composizione e la struttura della gentes: il passaggio dal patriziato alla plebe e l’ammissione di un nuovo gruppo gentilizio nella comunità.

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