Il termine “statuto personale” si è conservato, nella terminologia moderna del diritto internazionale privato, per indicare l’insieme delle questioni che vengono disciplinate mediante il rinvio alla legge personale del soggetto (oppure la legge medesima).

La legge che da la disciplina dello statuto personale può essere individuata mediante differenti criteri di collegamento. I più importanti sono la cittadinanza, preferita dagli stati europei, e il domicilio (inteso in modo meno pregnante rispetto al nostro art. 43 cc) dai paesi anglosassoni.

Alla diversità del collegamento impiegato per lo statuto personale corrisponde anche un diverso modo di valutarne l’ampiezza. La disciplina attraverso la legge nazionale ne esprime una nozione “forte” (estesa alle successioni, alla protezione degli incapaci etc.) mentre nei paesi anglosassoni, che seguono il principio domiciliare, la materia che ne fa parte è indiscutibilmente assai meno estesa.

Il principio della cittadinanza può essere spiegato col proposito di proteggere un interesse nazionale, come può avvenire in uno Stato a forte emigrazione che vuole continuare ad applicare le proprie leggi alle questioni di statuto personale dei suoi cittadini all’estero (per converso, uno Stato a forte immigrazione adotterà il criterio domiciliare).

Il principio di nazionalità ha avuto la sua massima espansione nell’età di Mancini e della sua scuola, mentre negli ultimi anni esso ha subito un notevole riflusso tanto sul piano dottrinale quanto su quello normativo (legislazioni statali e convenzioni internazionali). A provocarlo sono state sia ragioni demografiche (i trasferimenti di popolazioni seguenti alle due guerre mondiali che hanno creato milioni di persone apolidi o portatrici di una cittadinanza non effettiva), sia il progressivo allontanarsi degli Stati dal principio dell’unicità della cittadinanza (che ha fatto crescere il numero dei pluricittadini). Nel quadro della Conferenza dell’Aja, che si occupa della codificazione del diritto internazionale privato mediante convenzioni internazionali, negli ultimi anni si è affermato il criterio della “residenza abituale”.

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