La dinamica sindacale non si esaurisce nelle relazioni extra-aziendali, ma tende a penetrare all’interno delle aziende, in modo tale da accrescere l’effettività della tutela dei lavoratori. In passato non solo non vi era un organismo che potesse rappresentare i lavoratori in azienda, ma la commissione interna , l’unico organismo rappresentativo che esisteva, non consentiva collegamenti organici con i sindacati, non avendo oltretutto che poteri circoscritti.

L’esigenza di superare l’esperienza delle commissioni interne era ispirata all’idea che soltanto consentendo al sindacato di avere una salda base in azienda, si sarebbe potuto intaccare quella condizione di soggezione che tendeva a ricrearsi nelle fabbriche. Si era tuttavia consapevoli che il tema della rappresentanza dei lavoratori all’interno delle aziende presentava una delicata alternativa di fondo:

  1. istituire organismi legittimati dall’alto , ossia dai sindacati esterni.
  2. istituire organismi legittimati dal basso , ossia dai lavoratori stessi.

Non è un caso che a livello europeo prevalga il modello del canale doppio, il cui funzionamento, prevedendo due parallele forme di rappresentanza, una sindacale ed una eletta dai lavoratori, risolve pienamente il problema.

Nulla avrebbe impedito anche all’Italia di adottare tale sistema, tuttavia, la scelta del nostro ordinamento è stata diversa, rigettandosi la soluzione dell’organismo elettivo in nome di un singolare modello a canale unico, fondato sulla rappresentanza sindacale aziendale (RSA). All’origine di tale scelta vi furono motivazioni complesse riconducibili al desiderio delle maggiori confederazioni sindacali:

  • di impiantare una solida base di rappresentanza in azienda, investita di ampie funzioni rappresentative.
  • di riassorbire, all’interno del nuovo quadro legislativo, le forme di rappresentanza spontanee che stavano prendendo piede in azienda.

Le RSA, a loro volta, sono state elette a fulcro della normativa di sostegno dell’attività sindacale in azienda. L’esperienza delle RSA ha fatto registrare un notevole successo, riuscendo a riassorbire, ad esempio, quella dei consigli di fabbrica . Col tempo, tuttavia, essa ha dimostrato varie pecche, soprattutto sul versante della mancata predisposizione di meccanismi di democrazia sindacale, capaci di garantire che gli organismi in questione fossero effettivamente l’espressione della volontà dei lavoratori rappresentati.

Il dilemma di sempre (v. punti 1/ 2) è così tornato a presentarsi, e ciò è stato all’origine di un nuovo tentativo di autoriforma del sistema: un importante accordo interconfederale del 1993 ha portato alla creazione di un nuovo organismo, la rappresentanza sindacale unitaria (RSU), frutto di una legittimazione democratica dei lavoratori, ma, al contempo, espressione dei sindacati esterni. I sindacati, in altre parole, hanno cercato di aprirsi alla necessità di democratizzare il sistema di rappresentanza, cercando tuttavia di non perdere il controllo di tali organismi. Ne è quindi scaturita l’adozione di un singolare modello di rappresentanza, un unicum, assimilabile ad un canale misto

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