Assicurazioni sociali e assicurazioni private

Attraverso le cosiddette assicurazioni sociali si realizza tuttora la tutela previdenziale.

Si deve ritenere che anche le assicurazioni private assorbono ad una funzione previdenziale.

Nell’assicurazione privata all’eliminazione del bisogno si realizza con l’assunzione da parte dell’assicuratore dell’obbligo di sopportare le conseguenze economiche dell’evento temuto, dietro il corrispettivo del pagamento del premio da parte della assicurante.

Nelle assicurazioni sociali, invece, l’eliminazione delle situazioni di bisogno si realizza con l’organizzazione di un servizio pubblico.

Le assicurazioni sociali e quelle private possono essere anche complementari.

La sicurezza sociale, come fine essenziale dello stato, ma riguarda i bisogni essenziali.

Essa incontro limite della sua stessa funzione che quella di realizzare, mediante ricorso alla solidarietà generale, un interesse pubblico generale. Al di là di questo limite la liberazione dal bisogno è lasciata alla previdenza privata.

Le assicurazioni private possono essere considerate come strumenti di sicurezza sociale solo quando questa sia intesa non come un’idea politica, ma come risultato.

Intesa come un’idea politica, invece, la sicurezza sociale può dirsi attuata solo mediante quegli strumenti che realizzano la liberazione dal bisogno con il ricorso alla solidarietà di tutta la collettività organizzata nello stato.

La previdenza complementare realizza una forma di solidarietà meritevole di particolare tutela.

 

Le esigenze di razionalizzazione del sistema della previdenza sociale

La crisi finanziaria che affligge il nostro sistema previdenziale e con le sue conseguenze sul debito pubblico è stata determinata da diversi fattori: il le guide finanziarie delle gestioni è stato turbato dall’introduzione di miglioramenti delle prestazioni ed ampliamento del campo di applicazione e la tutela previdenziale senza che fosse prevista una adeguata copertura finanziaria.

Per i regimi pensionistici, questa crisi è stata determinata dalle profonde modificazioni del rapporto esistente tra pensionati e lavoratori in servizio. L’aumento della disoccupazione la diminuzione della popolazione in età di lavoro hanno ridotto inevitabilmente il gettito della contribuzione previdenziale.

Le contribuzioni versate nel tempo si sono rivelate inadeguate a compensare la costante limitazione dei trattamenti pensionistici, se ragguagliati alle ultime retribuzioni.

A questa situazione, si tenta ora di porre rimedio affidando la gestione della tutela della salute alle regioni e alle quali è stato imposto l’autofinanziamento.

I problemi recentemente posti dalla crisi finanziaria e di gestione dei vari regimi previdenziali si aggiungono a quelli che devono essere considerati tradizionali.
Tra questi ultimi si pone il problema posto dalla disomogeneità dei criteri in base quali sono determinati i livelli delle prestazioni e dalle conseguenti disparità delle condizioni.

Era avvertita da tempo l’esigenza di una riforma del sistema destinata a limitare la gestione pubblica a regimi destinati ad erogare trattamenti pensionistici che garantiscano la soddisfazione delle esigenze essenziali e ad agevolare la volontaria costituzione di regimi previdenziali privatistici in funzione integrativa di quelli pubblici destinati a perseguire interessi privati.

II problema sotteso a tale esigenza è quella del rapporto che deve intercorrere tra le esigenze della tutela previdenziale quelle di politica economica.

Problema per la soluzione del quale era necessario che la tutela previdenziale realizza la funzione sua propria, che quella della liberazione dal bisogno al fine di garantire godimento dei diritti civili e politici. Ciò nel senso che i limiti posti da questa funzione escludono che la tutela previdenziale pubblica sia destinata anche alla soddisfazione di interessi privati.

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