Alla base dello sviluppo della giustizia costituzionale possiamo riscontrare un’esigenza di garanzia che si combina ad una domanda di razionalizzazione della politica, tendente a misurare quest’ultima sul piano del diritto. La convinzione da cui muove questo processo è che non serve fissare in Costituzione le regole essenziali della convivenza (es. libertà fondamentali, rapporti tra poteri pubblici) se non esiste la possibilità di garantire la preminenza della Costituzione stessa sulle espressioni della volontà politica contingente manifestantesi mediante la legge. Se la supremazia della Costituzione rispetto alla legge non fosse affermata e realizzata mediante un controllo di costituzionalità, ciascuna norma ordinaria sarebbe in grado di derogare alla disciplina costituzionale, annullando le garanzie che gli individui e le forze sociali vengono a trarre da tale Carta. Il presupposto per l’introduzione di un sistema di giustizia costituzionale, in sostanza, risulta essere la presenza di una Costituzione rigida, dotata di una forza superiore rispetto alla legge e di un regime giuridico differenziato. Risulta impossibile pensare ad un controllo di costituzionalità con riferimento a Costituzioni flessibili, dove la legge e la Costituzione condividono il medesimo regime giuridico. Nelle democrazie contemporanee, quindi, al fine di rafforzare le garanzie per i diritti dei cittadini, si afferma la preferenza per costituzioni rigide sorrette da una rete protettiva di giustizia costituzionale.

Questa tendenza, sviluppata come evoluzione storico giuridica dello Stato di diritto, è andata completandosi nello Stato sociale:

  • Stato di diritto: rispetto allo Stato di diritto di impianto liberale, l’introduzione di un sistema di giustizia costituzionale ha comportato un ampliamento delle garanzie, non solo nei confronti dell’amministrazione ma anche della legge: non soltanto la giustizia amministrativa, ma anche la quella costituzionale tutelano il cittadino;
  • Stato sociale: l’introduzione di un sistema di giustizia costituzionale opera come fattore di accelerazione nello sviluppo dei principi costituzionali posti a fondamento di tale impostazione statuale, e in particolare di quelli di solidarietà e di eguaglianza sostanziale.

La tendenza all’espansione della giustizia costituzionale è quindi orientata verso la costruzione di una nuova forma di Stato, lo Stato costituzionale, fondata sulla tutela dei diritti fondamentali e sulla sottoposizione del potere politico a canoni costituzionali garantiti dalla presenza di un controllo giurisdizionale. L’essenza dello Stato costituzionale sta nel fatto che, come la politica è soggetta al diritto, così le scelte politiche effettuate mediante la legge sono sottoposte a un controllo di costituzionalità. Le garanzie, quindi, si spostano dalla legge alla Costituzione, e le scelte politiche espresse mediante la legge perdono la loro tradizionale insindacabilità, misurandosi con parametri costituzionali, espressione di principi e valori fondativi dell’ordinamento. Tale orientamento prende le mosse dalle rivoluzioni dell’età liberale, portandole ad un livello di consapevolezza e praticità applicativa superiore e tutelando i diritti da esse voluti mediante la loro sanzione costituzionale. La giustizia costituzionale, in sostanza, rappresenta l’elemento più innovativo delle democrazie occidentali.

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