L’impatto della democrazia di massa sul costituzionalismo ha dischiuso scenari di tensione. Prima di tutto il processo politico fuoriesce dai canali di organizzazione dei poteri e la politica tende a prevaricare sui congegni regolativi assicurati dal diritto costituzionale. Si verifica lo sviluppo di un “movimento sociale” che mette in discussione l’eredità del costituzionalismo. Il processo di democratizzazione sovraccarica le costituzioni di un compito di unificazione politica, che diviene profondamente problematico perché destinato a misurarsi con gli antagonismi della società.

Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale fa ingresso prepotentemente nello scenario delle costituzioni europee la società civile riversandovi tutti i propri fattori di conflittualità. Il problema centrale del costituzionalismo democratico del novecento è la compatibilità tra ordine sociale e ordine politico. I partiti politici assumono un ruolo determinante, diventano canali permanenti di partecipazione politica e fattori di organizzazione del pluralismo sociale.

La coessenzialità dei partiti allo stato democratico è stata affermata da due angolazioni differenti:

– Trasferimento della volontà popolare filtrata dai partiti

– Organizzazione pluralistica del popolo poiché i partiti trasformano i vari orientamenti dell’opinione pubblica in unità di decisione.

Sin dall’inizio il partito politico si è presentato ambiguo generando problematiche. E Max Weber ha espresso con lucidità la carica problematica dei partiti rispetto alla democrazia. Ha affermato che il problema principale delle democrazie è quello della selezione di un capo.

L’elezione diretta del presidente del Reich (con riferimento all’esperienza tedesca) sarebbe stato principio fondamentale della democraticità. Lo stato costituzionale democratico viene a delinearsi come un’organizzazione tecnica per addestrare capi politici. Egli quindi ha una visione funzionalistica della democrazia, che viene totalmente svuotata dei suoi valori più profondi e sostanziali. Motivo conduttore è quello della leadership e delle scelta di un capo.

Questa concezione viene ripresa da Schumpeter il quale formula una concezione della democrazia come lotta di concorrenza per il comando politico. Muove dalla premessa che in una democrazia il metodo è più importante dei contenuti delle decisioni. La democrazia viene quindi da lui concepita come complesso di strumenti istituzionali in base ai quali i singoli individui ottengono il potere attraverso il voto popolare. Il processo politico è il luogo nel quale viene scelto chi comanda.

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